La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF) si trova in un edificio monumentale sul Lungarno di Firenze all'altezza della Piazza dei Cavalleggeri nel Borgo Santa Croce. È una delle più importanti biblioteche europee e la più grande tra le biblioteche italiane e, insieme alla Biblioteca di Roma, è l'unica ad essere Centrale, funzione conferitegli quando Firenze era Capitale d'Italia.
Coordinate:
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze | |
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Tipologia | Pubblica - Nazionale - Centrale |
La facciata della Biblioteca su Piazza dei Cavalleggeri</center> |
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Indirizzo | Piazza dei Cavalleggeri, 1 |
Telefono | +39.055.24919.1 |
Sito | Sito ufficiale |
Questa voce riguarda la zona di: Santa Croce |
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La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (BNCF) si trova in un edificio monumentale sul Lungarno di Firenze all'altezza della Piazza dei Cavalleggeri nel Borgo Santa Croce. È una delle più importanti biblioteche europee e la più grande tra le biblioteche italiane e, insieme alla Biblioteca di Roma, è l'unica ad essere Centrale, funzione conferitegli quando Firenze era Capitale d'Italia.
Possiede infatti 5.627.205 volumi a stampa, 2.689.672 opuscoli, 24.988 manoscritti, 3.715 incunaboli e conta 599.970 opere consultate all'anno 2006.<ref>Ministero dei Beni e delle Attività culturali - Ufficio Statistica</ref>
Le scaffalature dei depositi librari coprono attualmente 105 km lineari, con un incremento annuo di 1 km e 475 metri.
Il nucleo originario della biblioteca proviene dalle collezioni di Antonio Magliabechi, costituite da circa 30.000 volumi devoluti integralmente, secondo il lascito testamentario del 1714, "a beneficio universale della città di Firenze".
, Offiziolo di Gian Galeazzo Visconti]]
Il governo granducale, per incrementare la nascente Biblioteca, stabilì nel 1737 che vi fosse depositato un esemplare di ciascuna le opera stampata a Firenze e in seguito, dal 1743, in tutto il territorio del Granducato di Toscana.
La prima apertura al pubblico risale al 1747, con il nome di Biblioteca Magliabechiana. Negli anni successivi fu arricchita da numerosi lasciti e donazioni, a cui si aggiunsero nel tempo le librerie degli ordini e corporazioni religiose soppresse a partire dagli anni '70 del Settecento con un culmine con la riforma napoleonica del 1808.
Nel 1861 la Magliabechiana venne unificata con la Biblioteca Palatina, cioè "di palazzo", creata dai Lorena, che ereditarono il titolo granducale ed il governo della città dopo l'estinzione dei discendenti dei Medici. Questa raccolta libraria era stata costituita da Ferdinando III di Toscana e continuata dal suo successore Leopoldo II. In seguito alla fusione la biblioteca assunse il nome di Biblioteca Nazionale e dal 1885 anche l'appellativo di Centrale. Dal 1870 riceve per diritto di stampa una copia di tutto quello che viene pubblicato in Italia.
Con l'alluvione di Firenze del 1966 la biblioteca divenne il triste simbolo nel mondo, assieme al Crocifisso di Cimabue del vicino convento di santa Croce, dei danni irreparabili inflitti al patrimonio culturale della città dalla catastrofe naturale.
La sua vicinanza al fiume fece sì che venisse completamente inondata fino a sei metri di altezza, in particolare allagando i depositi sotterranei dove venivano conservato i nuclei più preziosi della biblioteca. I gravissimi danni, in particolare all'intera emeroteca, alla preziosa raccolta delle Miscellanee, al fondo Magliabechiano, al fondo Palatino e a numerose altre raccolte, nonché a tutti i cataloghi a schede e a volume, all'apparato bibliografico delle sale di lettura e agli arredi, furono in parte arginati dal tempestivo aiuto dei cosiddetti Angeli del Fango, un esercito di volontari provenienti da tutto il mondo che lavorò instancabilmente, nel freddo di novembre e in condizioni precarie senza corrente elettrica, per salvare il salvabile, recuperando i libri e mettendoli temporaneamente al sicuro in attesa di un possibile restauro. Il direttore della BNCF di allora, Emanuele Casamassima, liquidò il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, venuto in visita ai luoghi del disastro, con la laconica frase "Presidente, ci lasci lavorare".
Una parte rilevante dei fondi danneggiati è stata così recuperata ad opera del Centro di restauro creato per l'occasione, ma una parte consistente del patrimonio librario è andata definitivamente distrutta.
Originariamente la Biblioteca aveva sede, come tutti gli uffici pubblici dell'amministrazione granducale, nei locali del complesso degli Uffizi; nel 1935 fu trasferita nella sua sede attuale, costruita, a partire dal 1911, su progetto dell'architetto Cesare Bazzani, successivamente ampliato dall'architetto Vincenzo Mazzei. La costruzione del complesso, uno dei rari esempi di edilizia bibliotecaria, impiegò le energie cittadine di tutto il primo trentennio del Novecento, con l'interruzione dovuta alla Prima guerra mondiale.
Il luogo scelto per la costruzione era una superficie di 10.000 metri quadrati, occupata all'epoca dalla caserma dei Cavalleggeri e compresa tra il complesso di Santa Croce, il fiume Arno e delimitata a sud dal corso dei Tintori, una dislocazione che si rivelerà tristemente sbagliata in occasione dell'alluvione di Firenze. La prima parte ad essere completata (1929) fu quella della tribuna dantesca e galileiana posta in angolo quindi una parte più monumentale che funzionale, mentre le sale di lettura erano provvisoriamente collocate nel locale della libreria dell'ex convento di Santa Croce.
Il complesso fu inaugurato il 30 ottobre del 1935, ma sin dall'inaugurazione l'edificio furono notate alcune carenze riguardo ad alcune funzioni, come gli uffici per il personale o una sede per la sezione rari ed incunaboli, anche a causa della mancata realizzazione di un secondo corpo, previsto nel progetto Bazzani. Tale porzione fu realizzata solo nel 1962 su progetto dell'architetto Mazzei, saldando l'ala ovest dell'edificio con il complesso del chiostro di Santa Croce. Altre parti del progetto originario non furono mai realizzate, per le critiche all'architettura ed anche per motivi economici, come l'ampia piazza davanti alla facciata e prospiciente l'Arno, per la quale erano state scolpite le due statue di Dante e Galileo che oggi sono incassate nelle due torrette in cima alla facciata; inoltre si eliminò un attico previsto sulla facciata e tre dei sei magazzini previsti; l'ala nord-ovest avrebbe dovuto avere una facciata simile a quella sull'Arno, ma non fu mai realizzata.
Gli spazi interni sono organizzati secondo due assi che si incrociano nell'ampia e monumentale sala di distribuzione: quello parallelo al fiume con gli uffici, le sale per i periodici e le sale di lettura, di distribuzione e dei cataloghi, e quello che dal portico d'ingresso porta sul retro dove ci sono i magazzini librari. L'impianto fortemente classicheggiante presenta numerosi archi e colonne ed uno scalone monumentale. Il salone di lettura, a pianta rettangolare, è caratterizzato da arcate sorrette da colonne con capitelli ionici.
Dal 1886 al 1957 la Biblioteca ha pubblicato il "Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa", poi diventato a partire dal 1958 "Bibliografia nazionale italiana".
La BNCF è sede pilota nella creazione del Servizio Bibliotecario Nazionale che ha come obiettivo l'automazione e informatizzazione dei servizi bibliotecari e la costruzione di un indice nazionale delle raccolte librarie possedute dalle biblioteche italiane. Nella sala di ricerca i cataloghi cartacei sono stati sostituiti da circa un decennio da computer, con i cataloghi interamente consultabili su internet.
Nel novembre 2006 ha accolto le celebrazioni per i quarant'anni dell'opera di aiuto degli Angeli del Fango durante l'alluvione di Firenze.
La galleria di distribuzione
La sala di distribuzione
La rotonda
La cupola della Tribuna
nello scalone]] , Trattato sull'Architettura]]