Il castello di Dunnottar si trova lungo una strada secondaria, a circa due chilometri da Stonehaven sulla costa orientale della Scozia. È situato su una penisola a picco sul Mare del Nord, collegata alla terra ferma soltanto da un piccolo istmo.
Il forte gode di una posizione difensiva straordinaria: si erge infatti su uno sperone roccioso a picco sul mare, a circa cinquanta metri d'altezza, l'unica via d'accesso dalla terra ferma è uno stretto sentiero in pendenza che si snoda lungo la roccia. Dopo il varco d'ingresso, un viottolo sterrato conduce ad un punto panoramico d'eccezione. Lo sperone isolato di roccia nera su cui sorge il castello, si staglia sulle scogliere a strapiombo della circostante Tornyhive Bay. Un camminamento in discesa, reso agevole da gradini, porta al livello della scogliera, dopodiché un breve e ripido sentiero sale all'area monumentale. I vari edifici, alcuni riconoscibili nelle loro originarie funzioni, come il mastio, altri ridotti a ruderi, sono disseminati su un prato esteso intorno a una corte quadrangolare e lasciano immaginare le ampie dimensione della roccaforte. In realtà queste costruzioni sparse qua e là, non hanno mai costituito un castello vero a proprio, ma piuttosto una sorta di cittadella fortificata che, attraversando secoli di storia scozzese, è stata teatro di molte vicende sanguinose, ma le sue origini sono tutt'ora oscure.
Le prime menzioni del forte risalgono agli Annali di Ulster nei quali si parla di un assedio avvenuto a Duin Foither nel 681. In seguito una battaglia avvenuta intorno al 900 tra re Donald II e i vichinghi, rompe un altro storia della Scozia.
Nel 1652, infatti, il forte rimase l'unico baluardo contro l'avanzata inglese sotto la guida di Oliver Cromwell, deciso a conquistare il castello che custodiva i gioielli della corona e le carte private di Carlo II, portate via dal castello di Edimburgo. Dunnottar sembrava inespugnabile, ma quando i cannoni inglesi iniziarono a colpire le costruzioni principali, i 70 uomini di guardia al castello, si arresero. La storia narra che gli uomini di Oliver Cromwell rimasero comunque stupefatti per l'assenza di ciò che cercavano, le carte del re erano sparite, saggiamente nascoste sotto le vesti di una donna del villaggio, mentre i gioielli, con un espediente simile, furono nascosti sotto il pavimento della chiesa di Kinneff.
L'anno più buio della storia del castello doveva ancora arrivare. Nel 1685, in un sotterraneo buio e senz'aria ma ancora in buono stato con una sola piccola finestra che si affaccia sul mare (il whings vault dungeon), vennero rinchiusi, torturati e uccisi 167 covenantes (122 uomini e 45 donne), fautoria dell'autonomia religiosa della Scozia, colpevoli di non aver riconosciuto l'autonomia del re in ambito ecclesiastico. Molti morirono di fame e malattia, altri deportati nelle Indie Occidentali, altri ancora uccisi mentre cercavano di fuggire.
Il castello era giunto a una fine prevista. Nel 1715 il decimo Earl Marischal, prese parte all'insurrezione giacobita e fu condannato per tradimento, i suoi possedimenti confiscati e il castello smantellato. L'antica fortezza che per oltre 400 anni aveva resistito a ribellioni e assedi venne presa dai soldati della nuova dinastia e ridotta in polvere, solo nel 1925 i nuovi proprietari, i visconti di Cowdray, avviano l'opera di restauro del vecchio maniero. Oggi il forte si presenta quasi tutto in rovina, ma grazie agli scorci offerti da mura, archi, bastioni e sottopassi, resta una delle fortezze più scenografiche di tutta la Scozia.
Nel castello di Dunnottar Franco Zeffirelli ha ambientato la trasposizione cinematografica dell'Amleto (1990), film che vede come protagonisti tra gli altri Mel Gibson e Glenn Close.