La chiesa del Santissimo Salvatore, vulgo San Salvador, è un luogo di culto cattolico di Venezia, situato in campo San Salvador, nel sestiere di San Marco, non lontano dal ponte di Rialto.
Come tutte le chiese veneziane più antiche, anche le origini di San Salvador sono intrise di leggenda. La tradizione la vorrebbe fondata nel 638 da san Magno, vescovo di Oderzo, con l'appoggio delle famiglie Carosio e Gattaloso. Poco dopo avrebbe assunto le prerogative di pieve.
Stando ai documenti, invece, la prima attestazione di San Salvador è del 1141. In quell'anno, grazie all'iniziativa del pievano Bonfilio Zusto, la chiesa veniva trasformata da parrocchiale a collegiata riformata, pervenendo a un gruppo di canonici votati alla regola di Sant'Agostino. Sin dall'inizio incorse in una serie di dispute con il vescovo di Castello e le parrocchie vicine, ma vennero presto superate grazie al riconoscimento di papa Innocenzo II che nello stesso 1141 concedeva alla comunità la protezione apostolico, il diritto all'elezione del proprio priore e le decime che già spettavano alla vecchia parrocchia.
Forte di queste prerogative, negli anni successivi San Salvador tentò a sua volta di espandere i propri confini a discapito delle pievi contermini, in particolare San Bartolomeo. Solo nel 1299 le liti tra le due parti furono risolte grazie a un accordo che ridefiniva i limiti dei rispettivi territori e la partizione delle decime (raccolte dai Procuratori di San Marco e da questi suddivisi alle due parrocchie).
Tra il Trecento e il Quattrocento la spinta riformistica che aveva animato i secoli precedenti venne meno e la comunità attraversò un periodo di decadenza spirituale e materiale. Nel 1441, tuttavia, grazie all'interessamento di papa Eugenio IV (il veneziano Gabriele Condulmer) la comunità venne rinnovata con l'insediamento dei canonici regolari della Congregazione del Santissimo Salvatore lateranense.
Con l'avvento di Napoleone, nel 1807, anche la canonica di San Salvador fu soppressa. I suoi beni passarono al demanio e il monastero fu convertito in caserma, mentre la chiesa divenne parrocchiale sotto la giurisdizione del patriarcato di Venezia. Nel 1810 estese la giurisdizione sul territorio che era stato di San Bartolomeo.
Sul lato sinistro della facciata, alla base della prima colonna, si può notare incastrata nel muro una palla di cannone. La chiesa infatti fu colpita nell'assedio del 1849 durante uno dei tanti bombardamenti che le truppe austriache inflissero dal forte di Marghera alla città, autoproclamatasi repubblica indipendente sotto la guida di Daniele Manin. Il proiettile si conficcò nel punto dove ancora oggi è visibile, senza arrecare ulteriori danni alla struttura. Un'incisione sopra la palla di cannone rievoca l'episodio.
Nella chiesa è sepolta Caterina Cornaro.