Foro di Traiano

Il Foro di Traiano è l'ultimo in ordine cronologico dei Fori Imperiali di Roma, nonché il più grandioso.

Coordinate: 41°53′44″N 12°29′09″E / 41.89556, 12.48583

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Il Foro di Traiano è l'ultimo in ordine cronologico dei Fori Imperiali di Roma, nonché il più grandioso.

Storia

Edificazione

Venne eretto per ordine dell'imperatore Traiano con il ricchissimo bottino ricavato dalla conquista della Dacia, conclusasi nel 106. I Fasti Ostiensi ci informano che il Foro venne inaugurato nel 112, e la Colonna di Traiano nel 113.

Per realizzare questo complesso monumentale fu necessario compiere un ampio lavoro di sbancamento, eliminando la sella che congiungeva il Campidoglio al Quirinale e che chiudeva la valle dei Fori Imperiali verso il Campo Marzio<ref>A questa sella montuosa è stato generalmente riferito il termine mons' presente nell'iscrizione sul basamento della Colonna Traiana. Ne riferisce anche Шаблон:Citazione necessaria.</ref>.

È possibile che i lavori di sbancamento fossero stati già iniziati sotto Augusto (in occasione del completamento del Foro di Cesare) e che fossero poi ripresi in modo più ampio da Domiziano. Il progetto del Foro è stato ipotizzato opera dell'architetto Apollodoro di Damasco, che aveva accompagnato l'imperatore nella campagne daciche. Per realizzare il nuovo Foro vennero anche demoliti l'Atrium Libertatis (le cui funzioni passarono ad una delle absidi della Basilica Ulpia, che nella Forma Urbis Severiana reca la scritta LIBERTATIS) e un tratto delle mura Serviane, entrambi collocati probabilmente sulla sella eliminata.

Contemporaneamente al Foro, anche per contenere il taglio delle pendici del Quirinale, vennero innalzati i Mercati di Traiano, un complesso di edifici con funzioni prevalentemente amministrative e di archivio, collegato alle attività che si svolgevano nel foro, e fu inoltre rimaneggiato il Foro di Cesare, dove si eresse la Basilica Argentaria e venne ricostruito il tempio di Venere Genitrice.

Significato del Foro nella propaganda imperiale

Un'interpretazione del Foro vedeva in esso una trascrizione monumentale della pianta tipica degli accampamenti militari, quale preciso segnale della politica traianea impostata sulla componente bellica. Sebbene questa interpretazione sia stata poi superata<ref>M. Milella "Il Foro di Traiano", in E. La Rocca, L. Ungaro, R. Meneghini (a cura di), I luoghi del consenso imperiale. Foro di Augusto. Foro di Traiano. Introduzione storico topografica' (catalogo mostra), Roma 1995, p.101.</ref>, la decorazione del complesso è una celebrazione dell'esercito vittorioso e soprattutto una celebrazione delle virtù del suo comandante, lo stesso imperatore, protagonista delle scene di guerra rappresentate nei rilievi scultorei e raffigurato nelle statue, quella in cima alla Colonna Traiana (oggi sostituita da quella di san Pietro) e quella equestre più grande del vero al centro della piazza. Anche alcuni indizi epigrafici<ref>CIL VI, 3493 e 3290.</ref> suggeriscono una glorificazione di Traiano legata al suo ruolo di vittorioso generale. Vi sono tuttavia anche elementi che sottolineano la pacificazione ottenuta con la vittoria che la pura e semplice gloria militare.

Alla glorificazione e futura apoteosi dell'imperatore, determinata dalle sue virtù, alludono anche i diversi fregi figurati degli edifici del complesso, con grifoni, sfingi, Vittorie e amorini. La sepoltura di Traiano nel basamento della sua Colonna rappresentò il culmine di questo intento celebrativo.

Funzioni

Il complesso veniva utilizzato per varie funzioni: un procurator Fori Divi Traiani, ricordato in un'iscrizione rinvenuta nei Mercati, doveva amministrare le varie attività che vi si svolgevano. Sappiamo dalla Forma Urbis Severiana che una delle absidi della Basilica Ulpia aveva ereditato le funzioni dell' Atrium Libertatis, dove si dovevano svolgere le cerimonie di manomissione degli schiavi.

Certamente fu sede di cerimonie pubbliche di vario genere: vi vennero pubblicamente bruciati i documenti di archivio che contenevano la registrazione dei debiti verso il fisco condonati da Adriano, e Marco Aurelio vi tenne una vendita all'asta di beni del palazzo imperiale per finanziare le campagne militari. Le basiliche erano tradizionalmente sede dei tribunali e dell'attività giudiziaria, e a questo scopo potevano servire le absidi, spazi separati e raccolti rispetto alla navata centrale. Sappiamo infine che in epoca tarda si tenevano nel Foro lezioni e attività culturali, forse nelle esedre dei portici.

Storia successiva

La piazza del foro era perfettamente conservata nel IV secolo, come testimonia la meraviglia di Costanzo II in visita a Roma nel 357: in particolare fu colpito dalla colossale statua equestre di Traiano<ref>Ammiano Marcellino, Res gestae, XV,10,15-16.</ref>. Ancora nel V secolo era uno spazio pubblico nel quale si eressero statue ad uomini illustri nella vita culturale del tardo impero, come quelle dedicate ai poeti Merobaude<ref>Charles Hedrick, History and silence: purge and rehabilitation of memory in late antiquity, University of Texas Press, 2000, ISBN 0292731213, p. 233.</ref> e Sidonio Apollinare.<ref>Arnold Hugh Martin Jones, "Gaius Sollius (Modestus?) Apollinaris Sidonius 6", The Prosopography of the Later Roman Empire, pp. 115-118.</ref>.

Solo intorno alla metà del IX secolo le lastre della pavimentazione marmorea della piazza furono sistematicamente sottratte per essere riutilizzate. L'intervento, piuttosto impegnativo, fu probabilmente condotto ancora in ambito pubblico e i marmi ricavati dovettero essere utilizzati per farne calce di ottima qualità per qualche opera dell'epoca; lo spazio mantenne tuttavia una funzione pubblica e fu ripristinata una pavimentazione in battuto.

I problemi di impantamento di tutta l'area portarono ad una serie di rialzamenti progressivi del terreno e ad una prima occupazione con abitazioni. Nel XVI secolo un consistente rialzamento del terreno a scopo di bonifica permise la costruzione del quartiere detto Alessandrino, i cui edifici si impiantarono su quelli più antichi, utilizzati come cantine. La struttura del quartiere restò immutata sino alle demolizioni mussoliniane per l'apertura di via dei Fori Imperiali.

Descrizione

Il Foro si disponeva parallelamente al Foro di Cesare (a nord-ovest di questo) e perpendicolare al Foro di Augusto, con la basilica sopraelevata di alcuni gradini. Misurava complessivamente 300 m di lunghezza e 185 di larghezza.

Comprende, nell'ordine, la piazza forense, la basilica Ulpia, un cortile porticato con la famosa colonna Traiana e le due biblioteche. Nelle ricostruzioni ottocentesche, poi riproposte per tutto il XX secolo, chiudeva il complesso il tempio del Divo Traiano e di Plotina incorniciato da un portico ricurvo nel lato terminale, edificato secondo le fonti da Adriano entro il 121<ref>CIL VI, 966=31215=ILS 306; Historia Augusta, Vita Hadriani, 19, 9.</ref>, ma i sondaggi archeologici del 1998-2000 non ne hanno trovato traccia, quindi la sua reale collocazione è tornata un problema aperto. L'elemento più originale della pianta era la presenza della basilica al posto del consueto tempio a chiudere il lato principale della piazza.

La piazza e i portici

Il Foro vero e proprio era costituito da una vasta piazza rettangolare con portici sui due lati, chiusa sul fondo dalla Basilica Ulpia e ornata dalla colossale statua equestre di Traiano. La piazza era pavimentata con lastre rettangolari di marmo bianco.

Lato sud-orientale

Sul lato del Foro di Augusto la piazza era chiusa da una struttura che seguiva un andamento spezzato, con tratto centrale e due ali oblique, decorata da colonne aggettanti con fusti in marmo giallo antico e cipollino del diametro di 1,5 m circa.<ref>Gli scavi del 1998-2000 hanno confutato la tradizionale pianta curva convessa del lato principale del Foro. Il lato convesso, così come altre ipotesi precedenti agli scavi come la presenza del tempio del Divo Taiano e Plotina a chiusura del lato nord-ovest, compaiono tuttavia in tutte le piante tradizionali dei Fori Imperiali e nel plastico di Italo Gismondi al Museo della civiltà romana.</ref>.

Il colonnato recava una trabeazione sporgente sulle colonne con il noto fregio con amorini sorgenti da cespi d'acanto che versano da bere a grifoni<ref>Il fregio si è conservato in due lastre ritagliate dai blocchi originari, conservate nei Musei Vaticani. Ranuccio Bianchi Bandinelli li ha definiti tra i più belli dell'arte decorativa flavio-traianea, assieme a quello traianeo del Foro di Cesare (Bianchi Bandinelli-Torelli, cit., Arte Romana scheda 104.)</ref>.

È possibile che questa monumentale facciata scenografica, che doveva fare da sfondo alla statua equestre dell'imperatore, fosse sormontata da un attico con Daci, molto simile a quello della facciata della Basilica sul lato opposto della piazza: a questo attico potrebbero appartenere le due statue acefale e la testa di Dace in marmo bianco ritrovate negli scavi. Manca invece ogni traccia dell'arco trionfale, ipotizzato sulla base di alcune raffigurazioni monetali, e che secondo le fonti fu decretato dal Senato come onore postumo all'imperatore per le sue vittorie in oriente, arco che era stato immaginato al centro di questo lato della piazza, quale ingresso monumentale al Foro.

Alle spalle di questa facciata colonnata sul lato meridionale della piazza, si apre inoltre una vasta sala che ne segue l'andamento trisegmentato e, nel settore centrale rettilineo, permette di accedere ad un cortile, circondato almeno su tre lati da portici rialzati su podio, con fusti lisci in marmo cipollino. I portici sono pavimentati con lastre rettangoli in marmo cipollino e marmo portasanta. Qui si sono rinvenuti i frammenti di un'iscrizione con il nome dell'imperatore al nominativo. La funzione di questo cortile è tuttora incerta. L'edificio occupa lo spazio di risulta a ridosso dell'esedra settentrionale del Foro di Augusto.

Portici ed esedre

I portici laterali, rialzati da due gradini rispetto alla quota della piazza, avevano una considerevole ampiezza. Il muro di fondo in blocchi di peperino era rivestito all'interno di marmi e ritmato da un ordine di lesene che rispecchiavano le colonne della facciata. Vi si aprivano due ampie esedre semicircolari coperte, che riprendono la pianta del Foro di Augusto), separate dai portici da un diaframma costituito da una fila di pilastri che avevano il medesimo spessore del muro di fondo dei portici e dunque erano rettangolari, ossia più profondi che larghi. La pavimentazione era costituita da un disegno di quadrati in cui si iscrivevano alternativamente quadrati più piccoli o cerchi, in marmo giallo antico e pavonazzetto. Anche nelle esedre il muro di fondo presentava delle lesene, disposte su due ordini; al centro di questo si apriva una nicchia, inquadrata da colonne in granito del Foro.

Probabilmente, come nel vicino foro di Augusto, anche nelle esedre traianee erano collocate opere d'arte, come testimonia il rinvenimento di tre statue acefale nel pregiato marmo tasio, leggermente più grandi del vero: un loricato (in corazza o lorica, attualmente unico pezzo pertinente al Foro esposto nel Museo dei Fori Imperiali), un togato e un altro personaggio seduto, che dovevano probabilmente raffigurare personaggi di rango imperiale.

Sulla facciata verso la piazza, sopraelevata con due gradini, colonne del portico erano in ordine corinzio, con fusti rudentati in marmo pavonazzetto. Al di sopra dell'ordine colonnato si innalzava un attici con sculture di Daci prigionieri, probabilmente sia in marmo bianco, sia in pavonazzetto, alternati a clipei (scudi) ornati da teste ritratto: tra queste ci sono giunte quella di Agrippina Minore e quella di Nerva (o del padre naturale di Traiano, anch'egli con lo stesso nome del figlio): il motivo riprendeva abbastanza da vicino il modello dell'attico dei portici del Foro di Augusto e la galleria di ritratti probabilmente proseguiva idealmente la serie degli uomini illustri della storia romana rappresentati nelle statue dei portici di questo complesso.

La basilica Ulpia

Per approfondire, vedi la voce Basilica Ulpia.

La Basilica Ulpia (il nome deriva dal gentilizio dell'imperatore) chiudeva il lato nord-occidentale della piazza con il suo lato lungo, rialzato per mezzo di tre gradini. La facciata era articolata da tre avancorpi, sporgenti ed era sormontata anch'essa da un attico con sculture di Daci in marmo bianco, che questa volta si alternavano a pannelli decorati in rilievo con cataste di armi. Il coronamento sporgente sopra i Daci recava iscrizioni in onore delle legioni dell'esercito.

All'interno la Basilica presentava un'ampia navata centrale, circondata sui quattro lati da due file di colonne, che distinguevano le navate laterali. La navata centrale presentava un secondo piano, con un colonnato, e forse anche un terzo simile. Sui lati corti, dietro lo schermo di una terza fila di colonne, si aprivano le due absidi.

Le biblioteche

, ai cui lati erano poste le due biblioteche (ricostruzione).]]

Alle spalle della Basilica si trovavano due ambienti disposti simmetricamente ai lati del cortile in cui sorge la Colonna Traiana: si tratta di due ampie sale con pareti ornate da due ordini di colonne nelle quali si aprivano nicchie, accessibili mediante alcuni gradini, mentre sul lato di fondo il colonnato formava un'edicola con frontone che doveva ospitare una statua. Gli ambienti erano pavimentati con grandi lastre in granito grigio, riquadrate da fasce in marmo giallo antico.

La presenza delle nicchie sulle pareti ha fatto interpretare gli ambienti come biblioteche, la biblioteca Ulpia, citata dalle fonti, nella quale erano conservati, all'epoca di Aureliano i libri lintei<ref>Historia Augusta, Vita Aureliani, 1, 7.</ref> e che dovevano forse ospitare i decreti dei pretori<ref>Historia Augusta, Vita Aureliani, 8, 1; 24, 7; Vita Taciti 8, 1.</ref>.

Nello stretto cortile tra le due biblioteche, chiuso dal muro di fondo della Basilica e fiancheggiato dai portici con fusti in marmo pavonazzetto che precedevano la facciata dei due ambienti, si trovava la Colonna Traiana, l'unico elemento giunto pressoché intatto del complesso del Foro.

Resti archeologici

Degli edifici descritti rimangono cospicui resti murari ed elementi di decorazione architettonica nell'attuale area archeologica, suddivisa in tre zone dalle vicende degli scavi.

L'area della Basilica Ulpia venne scavata nel periodo dell'occupazione napoleonica, agli inizi dell XIX secolo. Conserva il settore centrale di questo edificio, con i fusti in granito grigio della navata centrale rialzati in posto negli anni trenta, e la Colonna di Traiano, con il cortile e le fondazioni dei portici laterali antistanti le due Biblioteche. Tre fusti di colonna in marmo cipollino, rialzati lungo il perimetro del moderno recinto, fuori posto, devono essere attribuiti al secondo ordine della navata centrale della Basilica.

Negli anni trenta si scavò anche il settore del portico e dell'esedra orientali, ai piedi dei Mercati di Traiano, da cui il Foro è separato per mezzo di una via basolata: sono visibili, in parte ricostruiti, i gradini della facciata del portico, con alcuni fusti rialzati in posto, alcuni filari in blocchi di peperino del muro di fondo dei portici e delle esedre ed ampi lacerti della loro pavimentazione, con lastre originali oppure di restauro e traccia dell'impronta delle lastre mancanti sullo strato di preparazione.

Contemporaneamente il vecchio scavo ottocentesco venne allargato verso sud-ovest e si rimise in luce una parte più consistente dell'estremità della Basilica, con tracce di pavimentazione, e i resti della cosiddetta biblioteca occidentale, lasciati visibili al di sotto di una soletta in cemento armato che attualmente sostiene i giardini lungo via dei Fori Imperiali.

Infine in anni recenti un grande scavo condotto nel 1998-2000 ha permesso di riportare alla luce un settore consistente della piazza, in parte coperto dagli edifici che si impiantarono in epoche successive sui resti del complesso monumentale. Tra questi resta visibile inoltre la fossa di fondazione per la grande statua equestre dell'imperatore, che si è rivelata collocata spostata verso sud rispetto al centro della piazza, in corrispondenza del centro delle esedre dei portici.

Queste indagini recenti condotte dalla Sovraintendenza Comunale hanno rivoluzionato la tradizionale ricostruzione del complesso monumentale, in particolare per quanto riguarda le due estremità: dal lato del Foro di Augusto il muro di recinzione meridionale del complesso traianeo mostra una pianta trisegmentata, con un settore rettilineo centrale affiancato da due settori obliqui, invece che curvilinea e leggermente concava dal lato interno. Si ignorava inoltre l'esistenza del cortile meridionale.

Sul lato opposto settentrionale, in direzione del Campo Marzio, le indagini condotte nei sotterranei di palazzo Valentini (sede della Provincia) e della contigua chiesa del Santissimo Nome di Maria, hanno mostrato che non esiste traccia in questa zona del tempio dedicato da Adriano a Traiano e all'imperatrice Plotina, suoi genitori adottivi, divinizzati dopo la morte. Le fonti ricordano che si tratta dell'unico edificio eretto da Adriano sul quale volle iscritto il proprio nome come dedicante, ma non ne precisano la collocazione o l'aspetto. Sotto il palazzo e la chiesa sono invece presenti resti di strutture in laterizio, ancora da indagare, ma che non sembrano pertinenti al complesso forense. I colossali fusti in granito grigio che tradizionalmente si attribuivano alla facciata del Tempio dovevano quindi probabilmente far parte invece di un monumentale propileo di accesso al Foro di Traiano per chi proveniva dal Campo Marzio e la questione della collocazione del Tempio sembra allo stato attuale delle ricerche, tuttora in corso, non poter essere risolta.

Nel luglio 2005 nella parte meridionale del Foro è stata rinvenuta una testa in marmo dell'imperatore Costantino, che doveva appartenere ad una statua colossale eretta a questo imperatore nel Foro a circa due secoli dalla sua inaugurazione. La testa fu riadattata da una scultura precedente riscolpendo i tratti di Costantino al posto di quelli del personaggio precedentemente raffigurato. Dopo la scavo la testa è stata prima temporaneamente esposta nei Musei Capitolini ed in seguito collocata nel Museo dei Fori Imperiali dopo la sua inaugurazione.

Decorazione scultorea

, reimpiegato dal Foro di Traiano)]]

La decorazione del complesso forense era incentrata sulla celebrazione della vittoria ottenuta in Dacia (le numerose statue di Daci, i rilievi con armi, le iscrizioni in onore delle legioni sul coronamento dell'attico della Basilica Ulpia e i basamenti che dovevano sorreggere insegne, di incerta collocazione, con iscrizione in onore di altri corpi militari, lo stesso fregio della Colonna Traiana e, se faceva parte della decorazione del Foro, il cosiddetto Grande Fregio Traianeo, reimpiegato sull'Arco di Costantino).

Curiosità

  • All'interno dell'area del Foro vive una popolazione di granchi di fiume (potamon fluviatile), una specie presente in Italia centro-meridionale), oggetto di studi di mappaggio genetico da parte della comunità scientifica. Si tratta di una comunità isolata, che manifesta caratteristiche di gigantismo e sembra ambientata da lungo tempo nel sistema fognario del complesso monumentale.

Note

Bibliografia

  • C.M. Amici, Basilica Ulpia e Biblioteche, Roma 1982.
  • R. Meneghini, L. Messa, L. Ungaro, Il Foro di Traiano, Roma 1990
  • J.E. Packer, The Forum of Trajan in Rome, Los Angeles - Oxford, 1997
  • E.La Rocca, S. Rizzo, R. Meneghini, R. Santangeli Valenzani, Fori Imperiali, in Römische Mitteilungen, 108, 2001, pp. 171-285.
  • Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.

Voci correlate

  • Arte traianea

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