Il Machu Picchu </span> è un sito archeologico inca situato in Perù, nella valle dell'Urubamba, a circa 2.430 m. m.s.l.m.. Il nome, deriva dai termini quechua, machu (vecchio) e pikchu (cima o montagna).
Coordinate:
Bene protetto dall'UNESCO | |
Patrimonio dell'umanità | |
Machu
Picchu Machu Picchu |
|
Tipologia | Misto |
Criterio | C (i) (iii) (vii) (ix) |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Anno | 1983 |
Scheda UNESCO |
inglese francese |
Patrimoni dell'umanità in Perù |
di fronte a Machu Picchu]]
Il Machu Picchu è un sito archeologico inca situato in Perù, nella valle dell'Urubamba,<ref>Magie delle Ande - Machu Picchu, La città perduta.</ref> a circa 2.430 m. m.s.l.m.<ref>Шаблон:En UNESCO - Historic Sanctuary of Machu Picchu</ref>. Il nome, deriva dai termini quechua, machu (vecchio) e pikchu (cima o montagna).
Fa parte dei Patrimoni dell'umanità stilati dall'UNESCO. Nel 2003, più di 400mila persone hanno visitato le rovine e l'UNESCO ha espresso preoccupazione per i danni ambientali che un tale volume di turisti può arrecare al sito.
Le autorità peruviane, che ovviamente ricavano dei notevoli vantaggi economici dal turismo, sostengono che non ci siano problemi e che l'estremo isolamento della valle dell'Urubamba sia, da solo, sufficiente a limitare il flusso turistico. Periodicamente viene proposta la costruzione di una funivia per raggiungere la città dal fondovalle, ma finora la proposta non è passata. La località è oggi universalmente conosciuta sia per le sue imponenti ed originali rovine, sia per l'impressionante vista che si ha sulla sottostante valle dell'Urubamba circa 400 metri più in basso.
Nel 2007 Machu Picchu è stato eletto come una delle Sette meraviglie del mondo moderno.
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Machu Picchu si trova a 13º 9' 47" di latitudine sud e 72º 32' 44" di longitudine ovest. Forma parte del distretto omonimo, nella provincia di Urubamba, regione di Cusco, in Perù. La più vicina città importante è Cusco, attuale capoluogo della regione e antica capitale Inca, a 130 km.
I monti Machu Picchu e Huayna Picchu appartengono a una grande formazione orografica conosciuta come Batolito di Vilcabamba, nella Cordigliera Centrale delle Ande peruviane. Si trovano sulla riva sinistra della cosiddetto Canyon dell'Urubamba, conosciuto anticamente come gola di Picchu.<ref>Glave e Remy 1983 : 4</ref> Ai piedi delle alture, praticamente cingendole, scorre il fiume Vilcanota-Urubamba. Le rovine incaiche si trovano a metà strada fra le cime delle due montagne, a 450 metri di altitudine sul livello del fondovalle e a 2.438 su quello del mare. La superficie edificata misura approssimativamente 530 metri di larghezza e 200 di larghezza, contando 172 edifici nell'area urbana.
Le rovine propriamente dette sono situate all'interno di un'area intangibile del Sistema Nazionale delle Aree Naturali Protette dallo Stato (SINANPE, Sistema Nacional de Áreas Naturales Protegidas por el Estado),<ref>Il sistema di parchi nazionali del Perù è sotto il controllo dell'Istituto Nazionale delle Risorse Naturali (INRENA).</ref> chiamata Santuario storico di Machu Picchu, che si estende su una superficie di 325,92 km² del bacino del Vilcanota-Urubamba (il Willka mayu o "fiume sacro" inca). Il Santuario storico custodisce e protegge una serie di specie biologiche in pericolo d'estinzione e vari siti incaici,<ref>Come Patallacta, Quente e Torontoy nel fondovalle, le rovine di Runkuracay, Sayaqmarca, Phuyupatamarca, Wiñay Wayna, Intipata e molte altre sui fianchi delle montagne circostanti, oltre a una rete di strade inca e antichi complessi agricoli.</ref> fra i quali Machu Picchu è considerato il principale.
La zona archeologica in sé è accessibile sia tramite i sentieri incaici che vi conducono, sia utilizzando la strada Hiram Bingham (che risale il pendio del Machu Picchu dalla stazione ferroviaria di Puente Ruinas, ubicata in fondo alla gola). Nessuno dei due modi esenta il visitatore dal pagamento dell'accesso alle rovine.<ref>All'inizio del 2007 pagavano 20 dollari statunitensi i visitatori stranieri, 10 i peruviani. Esistono riduzioni per gli studenti.</ref>
La strada in questione, tuttavia, non appartiene alla rete stradale nazionale del Perù. Inizia nel paese di Aguas Calientes, al quale, a sua volta, si accede solo per via ferroviaria (in circa 3 ore da Cusco)<ref>Шаблон:Es Machu Picchu: percorso in autobus Aguas Calientes - Machu Picchu.</ref> o in elicottero (in 30 minuti). L'assenza di una strada diretta al Santuario di Machu Picchu è voluta e permette di controllare il flusso dei visitatori; flusso che, dato il carattere di parco nazionale della zona, è particolarmente sensibile al sovraffollamento. Ciò, comunque, non ha impedito la crescita disordinata (e criticata dalle autorità culturali) di Aguas Calientes, che vive di e per il turismo, in quanto nel paese si sono sviluppate strutture alberghiere e di ristorazione di varie categorie.
Per arrivare a Machu Picchu dalla principale Strada Inca il cammino è di circa tre giorni. Per questo è necessario prendere il treno fino al km 82 della linea ferroviaria Cusco-Aguas Calientes, da dove inizia il percorso a piedi.<ref>Machu Picchu: trasporto turistico, percorso della Strada degli Inca</ref>
Alcuni visitatori prendono un autobus locale da Cusco a Ollantaytambo (via Urubamba) e di lì proseguono con un mezzo di trasporto fino al citato km 82. Sul posto prendono la strada ferrata coprendo i restanti 32 km fino ad Aguas Calientes.
Il clima è caldo umido durante il giorno e fresco la notte. La temperatura oscilla fra i 12 e i 24º C. La zona è generalmente piovosa (circa 1.955 mm di precipitazioni all'anno), specialmente fra novembre e marzo. Le piogge abbondanti si alternano rapidamente a periodi di luce solare intensa.<ref>Шаблон:Es Enjoy Machu Picchu, Machu Picchu: clima.</ref>
La gola di Picchu, situata a metà strada fra le Ande e la foresta amazzonica, fu colonizzata da popolazioni montane, non selvatiche, provenienti dalle aree di Vilcabamba e della Valle Sacra, nella regione di Cusco, e in cerca di espansione alle loro frontiere agricole. Le prove archeologiche indicano che l'agricoltura è praticata nella regione almeno dal 760 a.C.<ref>Kendall, 1994: 102</ref> A partire dal periodo dell'Orizzonte medio (dall'anno 900 d.C.), si registra un'esplosione demografica da parte di gruppi non documentati storicamente ma probabilmente legati all'etnia Tampu dell'Urubamba. Si ritiene che questi popoli possano aver fatto parte della federazione ayarmaca, rivale dei primi inca della regione di Cusco.<ref>Kendall, 1994: 103. Gli ayarmaca appaiono menzionati in diverse cronache del secolo XVI come antagonisti degli inca nel periodo anteriore all'ascesa di Pachacútec.</ref> In questo periodo si espande considerevolmente la superficie agricola "artificiale" (terrazze). Ciò nonostante, il sito specifico della città di Machu Picchu (la cresta rocciosa che unisce i monti Machu Picchu e Huayna Picchu) non reca traccia di essere stato edificato prima del XV secolo.<ref>Valencia y Gibaja, 1992: 319</ref>
, come appare raffigurato nella cronaca di Martín de Murúa (1615).]] Verso il 1440 la gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec, primo imperatore inca (1438-1470), durante la sua campagna nei pressi di Vilcabamba.<ref>Secondo Rowe, ciò si deduce dalle cronache del XVI secolo di Martín de Murúa e di Miguel Cabello Valboa (Rowe 1990: 143).</ref> Il sito di Machu Picchu dovette impressionare il monarca per le sue peculiari caratteristiche nell'ambito della geografia sacra della regione di Cusco,<ref>Il tema è stato studiato in Reinhard (1991), dove l'autore trova abbondanti indizi di allineamenti e relazioni, visibili da Machu Picchu, fra montagne considerate sacre, le huacas e il percorso del sole in date chiave del calendario andino.</ref> e perciò egli avrebbe ordinato di costruirvi, verso il 1450, un complesso urbano con edifici di gran lusso, civili e religiosi.<ref>La data proviene da due fonti: da un lato, i documenti presentati da Glave e Remy (1983) e John Rowe (1990), che suggeriscono che Pachacútec fece costruire Machu Picchu negli anni '50 del XV secolo; dall'altro, la datazione al radiocarbonio ottenuta da Reinaldo Chohfi e Rainer Berger nel recinto 6 delle Colcas di Machu Picchu (Valencia e Gibaja 1992: 317).</ref>
Si ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000 abitanti:<ref>Шаблон:En WaterHistory.org</ref> membri di un'élite (probabilmente la panaca di Pachacútec)<ref>Lumbreras 2005, [1]</ref> e acllas. È stato dimostrato che la manodopera agricola era composta di coloni mitimaes o mitmas (mitmaqkuna) provenienti da luoghi diversi dell'impero.<ref>Gli studi osteologici di Eaton nel 1912 e la loro revisione di Verano (Burger et. al. 2003) sono conclusivi sulla presenza a Machu Picchu di coloni tanto della costa settentrionale del Perù quanto dell'altopiano boliviano. Questo fatto fu notato anche da Chávez Ballón (1961) nel suo famoso studio sulla ceramica di Machu Picchu. La spiegazione più ragionevole è che si trattava di mitmaqkuna o mitimaes, coloni reclutati dallo stato per questioni politiche (punitive o premiali) per abitare e lavorare in determinate zone dell'impero lontane dalle loro terre d'origine.</ref>
Machu Picchu non era da nessun punto di vista un complesso isolato, per cui il mito della "città perduta" e del "rifugio segreto" degli imperatori inca è privo di fondamento. Le valli che confluivano nella gola formavano una regione densamente popolata che crebbe spettacolarmente in produttività agricola a partire dall'occupazione inca, nel 1440.<ref>I lavori del Progetto Cusichaca (Kendall, 1988: 100) indicano che nell'area si produceva un 90% di eccedenze agricole. Tutto fa pensare che rifornissero la sempre più popolosa Valle Sacra e la relativamente vicina capitale Cusco.</ref> Gli inca costruirono sul posto molti centri amministrativi - i più importanti dei quali furono Patallacta e Quente Marca<ref>Kendall, 1988: 99</ref> - e numerosi complessi agricoli formati da terrazze di coltivazione. Machu Picchu dipendeva da questi complessi per la sua alimentazione, poiché i campi del settore agrario della città sarebbero risultati insufficienti per rifornire la colonia.<ref>Valencia y Gibaja: 324</ref> La comunicazione intraregionale era possibile grazie alla rete delle strade incaiche: otto di esse conducevano a Machu Picchu.<ref> Valencia y Gibaja 1992: 22</ref> La cittadina di Picchu giunse a differenziarsi dalle colonie vicine per la singolare qualità dei suoi principali edifici.
Alla morte di Pachacútec, conformemente alle usanze reali incaiche, Machu Picchu e il resto delle sue proprietà personali sarebbero state trasferite all'amministrazione della sua panaca, che doveva destinare le entrate prodotte al culto della mummia del defunto re.<ref>Un documento del 1568, lo stesso usato per identificare Machu Picchu con la proprietà personale di Pachacútec, riferisce che le terre della gola di Picchu furono dedicate a cerimonie di culto dei morti (Rowe 1990: 152), ciò che è coerente con la tesi della proprietà personale.</ref> Si presume che questa situazione si sia mantenuta durante i governi di Túpac Yupanqui (1470-1493) e di Huayna Cápac (1493-1529).
Machu Picchu dovette perdere in parte la sua importanza trovandosi a competere in prestigio con le proprietà personali dei successori. Di fatto, l'apertura di una via più ampia e sicura fra Ollantaytambo e Vilcabamba (quella della valle di Amaybamba) disimpegnò la strada della gola di Picchu.<ref> Rowe, 1990: 143</ref>
La guerra civile Inca (1531-1532) e l'irruzione spagnola nel territorio di Cusco nel 1534 incisero profondamente sulla vita di Machu Picchu. La collettività rurale del posto era composta principalmente da mitmas, coloni di varie nazioni conquistate dagli inca e condotti a forza nell'area. Essi approfittarono del crollo del sistema economico della regione per tornare alle terre d'origine.<ref>Valencia e Gibaja 1992, 324; Kauffman 2006, 64; Lumbreras 2006: Шаблон:Es Machu Picchu</ref> La resistenza inca agli spagnoli, comandata da Manco II, nel 1536 convocò i nobili delle regioni vicine per integrare la corte del re nell'esilio di Vilcabamba,<ref>Kauffman, 2006: 67.</ref> ed è molto probabile che la miglior nobiltà di Picchu abbia abbandonato la città in quel momento. Documenti dell'epoca indicano che la regione era, all'epoca, piena di "sfollati".<ref>Un funzionario spagnolo, in viaggio nel regno di Vilcabamba nel 1565, descrisse le immediatezze del ponte di Choquechaca - strada principale della zona all'inizio dell'epoca coloniale - come un assembramento di sfollati. Rowe, 1990: 140.</ref> Picchu sarebbe rimasta abitata e la sua esistenza attestata, come dimostra l'annotazione della città fra le colonie tributarie dell'encomienda spagnola di Ollantaytambo.<ref>Il cui primo encomendero fu nientemeno che il conquistador Hernando Pizarro (Glave e Remy, 1983: 6).</ref> Ciò non vuol dire necessariamente che gli spagnoli la frequentassero: sappiamo infatti che i tributi di Picchu erano versati ai colonizzatori una volta all'anno nel villaggio di Ollantaytambo, e non "riscossi" sul posto.<ref>Rowe, 1990: 142</ref> In ogni modo, è chiaro che gli spagnoli conoscevano il luogo, sebbene non esistano indizi che ne apprezzassero l'importanza di un tempo. I documenti coloniali fanno anche menzione del curaca (forse l'ultimo) di Machu Picchu nel 1568: Juan Mácora.<ref>Glave e Remy, 1983: 247</ref> Il nome Juan indica che era stato almeno formalmente battezzato e perciò sottomesso all'influenza spagnola.
Un altro documento<ref>Ibid.</ref> attesta che l'inca Titu Cusi Yupanqui, che regnava all'epoca su Vilcabamba, chiese che i frati agostiniani venissero a evangelizzare "Piocho" verso il 1570. Non è noto alcun luogo della zona il cui nome suoni simile a "Piocho" e non sia "Piccho" o "Picchu"; ciò che fa supporre a Lumbreras che i celebri "estirpatori di idolatrie" siano giunti sul posto e abbiano avuto che fare con la distruzione e l'incendio della Torre del Tempio del Sole.<ref>Шаблон:Es Machu Picchu</ref>
Il soldato spagnolo Baltasar de Ocampo scrisse alla fine del XVI secolo di un villaggio di edifici suntuosissimi "in cima al fianco di una montagna", che conteneva anche una grande acllahuasi (Casa delle Elette), negli ultimi anni della resistenza inca. La descrizione breve che Ocampo fa dei luoghi riconduce a Picchu, ed è significativo che si riferisca al villaggio con il nome di "Pitcos". L'unico toponimo affine sembra essere Vitcos, ma individua un insediamento incaico completamente diverso a Vilcabamba. L'altro solo "candidato" possibile è naturalmente Picchu.<ref>Valcárcel 1968</ref> Tuttavia, non è definitivamente accertato se si tratti dello stesso luogo. Secondo Ocampo, nel villaggio sarebbe cresciuto Túpac Amaru, successore di Titu Cusi e ultimo sovrano inca di Vilcabamba.
Dopo la caduta del regno di Vilcabamba nel 1572 e la consolidazione del potere spagnolo nelle Ande Centrali, Machu Picchu si mantenne all'interno della giurisdizione di diverse haciendas che cambiarono spesso di mano fino all'avvento della repubblica (dal 1821). Ciò nonostante, era già diventato un luogo remoto, distante dalle nuove rotte e assi economici del Perù. La regione fu praticamente ignorata dal regime coloniale, che non edificò templi cristiani né amministrò nessuna popolazione della zona, ma l'uomo se ne prese cura.
In effetti, il settore agricolo di Machu Picchu non sembra esser mai stato completamente disabitato né sconosciuto: documenti del 1657<ref>Glave e Remy: 191</ref> e del 1782<ref>Circa il quale venne pubblicato un servizio sul numero 1.745 della rivista Caretas de Lima</ref> alludono a Machu Picchu, come terre di interesse agricolo. Le sue principali costruzioni, tuttavia, quelle dell'area urbana, non sembrano esser state occupate e furono presto vinte dalla vegetazione del bosco nuboso.
Nel 1865, nel corso dei suoi viaggi esplorativi in Perù, il naturalista italiano Antonio Raimondi passa ai piedi delle rovine senza saperlo e allude a quanto scarsamente popolate fosse la regione in quel tempo. Tuttavia, questo indica che fu in quegli anni che la zona comincia a ricevere visite per interessi diversi da quelli puramente scientifici.
In effetti un'indagine attualmente in corso e divulgata recentemente <ref>Secondo il quotidiano spagnolo ABC del 3 giugno 2008 in [2], secondo il quotidiano El País del 7 giugno 2008 [3].</ref> rivela informazioni su un impresario tedesco chiamato Augusto Berns che nel 1867 non solo avrebbe "scoperto" le rovine ma avrebbe anche fondato un'impresa mineraria per sfruttare i presunti "tesori" che vi albergavano (la Compañía Anónima Explotadora de las Huacas del Inca). Secondo questa fonte, tra il 1867 e il 1870 e con l'aiuto del diritto concessogli dal governo di José Balta, la compagnia avrebbe operato nella zona e successivamente venduto "tutto quello che trovò" a collezionisti europei e nordamericani.<ref>L'indagine su Berns, a carico di Paolo Greer, riferisce una lista di 57 contatti europei e nordamericani di possibili compretori, secondo il giornale spagnolo ABC.</ref>
In relazione o no con tale presunta impresa (la cui esistenza attende conferma da altre fonti e autori), sono certamente questi i tempi in cui le mappe di prospezione mineraria iniziano a menzionare Machu Picchu. Così, nel 1870, il nordamericano Harry Singer colloca per la prima volta in una carta geografica l'ubicazione del monte Machu Picchu, riferendosi allo Huayna Picchu con il nome di Punta Huaca del Inca. Tale nome rivela un inedito collegamento fra gli inca e la montagna e suggerisce anche un carattere religioso (la huaca era un luogo sacro delle antiche Ande).<ref>Шаблон:En Centro di documentazione Mapuche</ref>
Una seconda mappa del 1874, stilata dal tedesco Herman Gohring, menziona e colloca nella sua esatta ubicazione ambo le montagne.<ref>Mariana Mould de Pease la usa come copertina del libro del 2003 nel quale rivela l'esistenza di entrambe le mappe: [4][5].</ref>
Verso la fine del 1880 l'esploratore francese Charles Wiener confermò l'esistenza di rovine archeologiche nel luogo (affermando testualmente "ci sono rovine a Machu Picchu"), ma non poté raggiungerlo.<ref>Kauffman Doig 2006: 18.</ref> In ogni caso è chiaro che l'esistenza della presunta "città perduta" non era stata dimenticata, come si credeva fino ad alcuni anni or sono.
.]] Le prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu indicano che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero del Cusco, giunse sul posto il 14 luglio 1902 alla guida dei conterranei Gabino Sánchez, Enrique Palma e Justo Ochoa.<ref>Mould 2003: 57.</ref> I visitatori lasciarono un graffito con i propri nomi su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, come verificarono in seguito vari osservatori.<ref>Hiram Bingham trovò il graffito nel 1911, come egli stesso riconosce nel proprio libro del 1922. [6] Luis Cossío lo vide nel 1912. In seguito fu cancellato da Bingham stesso per ovvie ragioni di manutenzione, sebbene alcuni con malizia suggeriscano che volesse semplicemente sbarazzarsi del precedente storico di Lizárraga, restando egli il solo scopritore. In ogni caso, nei suoi appunti personali Bingham chiamò Lizárraga "scopritore di Machu Picchu" (Mould 2003: 56), anche se gli autori contemporanei discutono la correttezza di questo titolo.</ref> Alcune informazioni suggeriscono che Lizárraga avesse già visitato Machu Picchu insieme a Luis Béjar nel 1894.<ref>[7] e [8].</ref> Lizárraga mostrava gli edifici ai "visitatori", ma la vera natura delle sue attività non è stata finora indagata.<ref>Mould de Pease cita vari indizi che, a suo giudizio, suggeriscono di indagare la storia di Lizárraga, data la supposta inclinazione di questi a "collezionare" tesori (Mould 2003).</ref>
Fu così che lo storico statunitense Hiram Bingham, interessato alla ricerca degli ultimi ruderi incaici di Vilcabamba, apprese di Lizárraga dai suoi contatti con i possidenti locali.<ref>Bingham, 1922: [9]</ref> Guidato da un altro proprietario terriero, Melchor Arteaga, e accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana (il cui cognome era Carrasco), Bingham giunse a Machu Picchu il 24 giugno 1911.<ref>Bingham, 1963: 259.</ref> La spedizione trovò due famiglie di contadini che si erano stabilite sul posto: i Recharte e gli Álvarez. Essi sfruttavano le terrazze a sud delle rovine per coltivare la terra, e utilizzavano un canale incaico ancora funzionante, che traeva acqua da una sorgente. Pablo Recharte, uno dei bambini di Machu Picchu, condusse Bingham fino alla "zona urbana" coperta di erbacce.<ref>Bingham, 1963: 263.</ref>
Bingham restò assai impressionato da quel che vide, e sollecitò l'appoggio dell'Università Yale, della National Geographic e del governo peruviano per attivare il prima possibile lo studio del sito.<ref>Bingham, 1913: 567.</ref> Così, con l'ingegnere Ellwood Erdis, l'osteologo George Eaton, la collaborazione di Toribio Recharte e Anacleto Álvarez, e un gruppo di lavoratori della zona, Bingham diresse gli scavi archeologici a Machu Picchu dal 1912 al 1915, pulendo le erbacce e portando alla luce tombe incaiche fuori città. La "vita pubblica" di Machu Picchu iniziò nel 1913, con la pubblicazione del tutto in un articolo della rivista della National Geographic.
Anche se è chiaro che Bingham non scoprì davvero Machu Picchu (in realtà non la scoprì nessuno, non essendo mai stata realmente "perduta"), non c'è dubbio che ebbe il merito di essere stato il primo a riconoscere l'importanza delle rovine, studiandole con l'aiuto di un'équipe multidisciplinare e divulgando le sue scoperte. Ciò a dispetto del fatto che i principî archeologici impiegati non fossero i più adeguati in prospettiva attuale,<ref>Questi criteri, comunque, secondo Lumbreras erano dominanti nella nascente archeologia dell'epoca. [10]</ref> e inoltre a dispetto della polemica che, fino ai giorni nostri, circonda l'esportazione irregolare dal paese del materiale archeologico trovato.<ref>Circa 5.000 reperti archeologici furono trasportati temporaneamente all'Università Yale negli Stati Uniti a fini di studio, in cambio del ritorno al Perù e della divulgazione degli studi effettuati e dei rilievi fotografici acquisiti (Mould de Pease 2003: 58). Anche se disposizioni legali (il decreto supremo del 31 ottobre 1912, firmato dall'allora presidente Augusto B. Leguía) permisero tale esportazione, esse violavano la legge peruviana allora vigente.</ref> La collezione consta di almeno 46.332 reperti, e fino al 2008 non è mai stata restituita al governo peruviano.<ref>Sulla posizione del Perù in merito si veda: [11]. Si veda anche: [12]. Il Perù intende chiedere all'Università Yale la devoluzione di 46.332 reperti archeologici inventariati, estratti da Machu Picchu. Andina, agenzia di stampa peruviana, 16.4.2008.</ref>
Fra il 1924 e il 1928, Martín Chambi e Juan Manuel Figueroa presero a Machu Picchu una serie di fotografie che furono pubblicate in diverse riviste peruviane, attirando un'attenzione di massa sui ruderi (fino ad allora di interesse soltanto locale) e trasformandoli così in un simbolo nazionale.<ref>Шаблон:Es [13]</ref> Con il passare dei decenni - specialmente dopo l'apertura (1948) di una strada carrabile che dalla stazione ferroviaria fu condotta, lungo la costa della montagna, fino alle rovine - Machu Picchu divenne la principale mèta turistica del Perù. Nei primi due terzi del XX secolo, però, l'interesse allo sfruttamento turistico prevalse su quello alla conservazione e allo studio del sito. Ciò non impedì ad alcuni importanti ricercatori di compiere passi avanti nello svelamento dei misteri di Machu Picchu: notevoli sono in particolare le ricerche della Viking Found, diretta da Paul Fejos, sui siti incaici dei dintorni (esse "scoprirono" vari insediamenti della Strada Inca) e quelle di Luis E. Valcárcel, che collegarono per la prima volta il sito alla figura di Pachacútec. Fu però a partire dagli anni settanta che le nuove generazioni di archeologi (Chávez Ballón, Lorenzo, Ramos Condori, Zapata, Sánchez, Valencia, Gibaja), storici (Glave y Remy, Rowe, Angles), astronomi (Dearborn, White, Thomson) e antropologi (Reinhard, Urton) presero a indagare compiutamente le rovine e il loro passato.
La creazione di una Zona di Protezione Ecologica intorno alle rovine nel 1981, la proclamazione di Machu Picchu a patrimonio dell'umanità due anni dopo, e l'adozione di un piano generale di sviluppo sostenibile della regione nel 2005 sono stati le tappe più importanti dello sforzo compiuto per conservare la città e i suoi dintorni. Tuttavia, contro tale sforzo, hanno cospirato alcuni cattivi restauri parziali del passato,<ref>Descritti criticamente da Valencia e Gibaja 1992: 275.</ref> gli incendi forestali come quello del 1997, e alcuni conflitti politici sorti nelle popolazioni vicine in nome di una migliore distribuzione delle risorse ricavate dallo Stato nell'amministrazione delle rovine.
Si suppone che la città fosse stata costruita dall'imperatore inca Pachacútec intorno all'anno 1440 e sia rimasta abitata fino alla conquista spagnola del 1532. La posizione della città era un segreto militare ben custodito, in quanto i profondi dirupi che la circondano erano la sua migliore difesa naturale. Difatti, una volta abbandonata, la sua ubicazione rimase sconosciuta per ben quattro secoli, entrando nella leggenda. Scoperte archeologiche, uniti a recenti studi su documenti coloniali, mostrano che non si trattava di una normale città, quanto piuttosto di una specie di residenza estiva per l'imperatore e la nobiltà Inca. Si è calcolato che non più di 750 persone alla volta potessero risiedere a Machu Picchu, e probabilmente durante la stagione delle piogge o quando non c'erano nobili, il numero era ancora minore.
.]] La città fu riscoperta il 24 luglio 1911 da Hiram Bingham, uno storico di Yale, che stava esplorando le vecchie strade inca della zona alla ricerca dell' ultima capitale Inca: Vilcabamba. Bingham compì parecchi altri viaggi ed eseguì scavi fino al 1915 e solo più tardi si rese conto dell'importanza della sua scoperta e si convinse che Machu Picchu era quella che lui chiamava Vilcabamba. Di ritorno dalle sue ricerche, scrisse parecchi articoli e libri su Machu Picchu: il più conosciuto fu; La città perduta degli Inca. Paradossalmente Vilcabamba non era Machu Picchu: l'ultima capitale era a Espiritu Pampa: nascosta nella giungla, a poche centinaia di metri da dove era arrivato lui durante le sue ricerche.
Nel 2008 una serie di documenti scoperti negli archivi americani e peruviani da alcuni studiosi internazionali, tra cui lo storico americano Paolo Greer, rivelano che fu il tedesco Augusto Berns a scoprire invece Machu Picchu nella seconda metà dell'800, il quale costituì una società per sfruttarne le ricchezze. <ref>http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/scienza_e_tecnologia/machu-picchu/machu-picchu/machu-picchu.html</ref> Berns scoprì la località nel 1867, 44 anni prima che l'esploratore americano Hiram Bingham la rivelasse al mondo occidentale. Greer e i suoi colleghi puntano ora a localizzare i tesori perduti, molti dei quali potrebbero essere finiti in collezioni private.
L'area edificata di Machu Picchu è di 530 metri di lunghezza per
200 di larghezza ed include almeno 172 livelli: Il complesso è
chiaramente diviso in due grandi zone, la zona agricola, formata
dall'insieme delle terrazze per la coltivazione, ubicata a sud, e
la zona urbana, che è quella dove vivevano gli occupanti e dove si
svilupparono le principali attività civili e religiose.
Entrambe le parti son separate da un muro, un fosso e una
scalinata, elementi che corrono paralleli alla costa est della
montagna
I terrazzamenti di Machu Picchu appaiono come grandi scale
costruite sul lato della collina. Sono strutture formate da un muro
di pietra con un riempimento di diversi strati di materiale(pietre
grandi, pietre piccole, ghiaia, argilla e terra da coltivazione)
che facilitano il drenaggio, evitando che l'acqua si fermi in esse
(è necessario considerare la grande piovosità della zona) e
sgretoli la struttura. Questo tipo di struttura ha permesso la
coltivazione sopra di esso fino alla prima decade del XX secolo.
Altri terrazzamenti meno importanti si incontrano nella parte bassa
di Machu Picchu intorno a tutta la città. La loro funzione non era
agricola bensì servivano come muri di contenimento.
Sul lato est del camino inca, che arriva a Machu Picchu da sud, si
possono vedere 5 grandi costruzioni. Esse furono utilizzate come
granaio o magazzino. Ad ovest del camino si incontrano due grandi
insiemi di terrazzamenti: uno concentrico a forma semicircolare e
l'altro rettilineo.
Un muro lungo 400 metri divide la città dalla zona agricola. Parallelo al muro corre un fosso usato come drenaggio principale della città. Nella parte alta del muro si trova la porta di Machu Picchu che aveva un sistema di chiusura interna.
La zona urbana è stata divisa dagli archeologi odierni in un gruppo di edifici che vanno dal n'1 al n.18. Ha ancora validità lo schema di Chavez Ballon(nel 1961) che ha diviso la città in 2 settori: hanan (alta) e hurin (bassa), in accordo alla divisione tradizionale bipartizione della società e della gerarchia andina. Il centro di questa divisione fisica è la plaza alargada, costruita su terrazze a differenti livelli che si accordano al naturale declive della montagna.
Il secondo asse in importanza della città , forma una croce con il primo, attraversando praticamente tutta la larghezza delle rovine da est a ovest. Consiste di 2 elementi: una lunga e larga scalinata che fa le veci di strada principale ed un insieme di corsi d'acqua che corrono parallelo ad esso. Nella intersezione di entrambi sta' ubicata la residenza dell'Inca, il tempio osservatorio del Sol o Torreon ove si trova la la prima e la più importante delle fonti d'acqua.
Il complesso 1 include strutture correlate alle necessità di chi arrivava alla città dalla porta (area vestibolare), stabili per i camelidi ( lama...), laboratori, cucine ed abitazioni<ref>Lumbreras, 2006: http://machupicchu.perucultural.org.pe/dscseccion2.htm</ref>. Tutto il lato est del camino è una successione di strade parallele che scendono lungo la costa della montagna. La costruzione più importante il vestibolo, aveva 2 piani e vari accessi. Nella parte sinistra della zona di accesso si trovano le abitazioni di rango inferiore che sono in relazione al lavoro nella cava, situata vicino a questo settore. Tutte le costruzioni erano di fattura comune ed, nel passato, intonacate e pitturate.
Si accede per una porta a doppio battente, che era permanentemente chiusa (di cui rimangono i resti del meccanismo di chiusura). La costruzione principale è conosciuta come El Torreon, ovvero torrione dai blocchi lavorati finemente. Fu usato per cerimonie relate al solstizio di giugno<ref>Ziegler 2003; Reinhard 1997</ref>. Una delle sue finestre mostra ancora resti di incrostazioni ornamentali che furono rimosse in momento non specificato della storia di Machu Picchu. In più, vi sono i residui di un grande incendio. Il Torreon è costruito sopra la grande roccia sotto la quale c'è una piccola grotta che è stata riempita completamente con pietre fini. Si crede fosse un mausoleo e che nelle sue grandi nicchie riposassero alcune mummie. Luis Lumbrera ritiene possa essere il mausoleo di Pachacutec e che la sua mummia riposasse fino a poco dopo l'irruzione degli spagnoli<ref>http://machupicchu.perucultural.org.pe/dscseccion4.htm</ref>.
Tra le costruzioni adibite ad abitazione, questa è la più fine, grande e meglio disposta. La sua porta di accesso è il primo ingresso della città. Include 2 abitazioni con grandi architravi monolitici e muri di pietra ben tagliati. Una di queste abitazioni ha l'accesso ad un bagno di servizio con scolo igienico. Il complesso comprende un caravanserraglio per lama ed una terrazza privata con vista al lato est della città.
Si chiama così un complesso di costruzioni disposte intorno ad un patio quadrato. Tutte le evidenze indicano che il luogo era destinato a rituali differenti. Essa include due tra i maggiori edifici di Machu Picchu, formate da rocce tagliate con molta proprietà: Il Templo de la tres ventanas i cui muri composti da grandi blocchi poligonali furono assemblati come un puzzle, ed il Templo Principal, con blocchi molto regolari, che si crede fosse il principale punto cerimoniale della città. Addossato ad esso troviamo la cosiddetta Casa del sacerdote o Cámara de los ornamentos. Alcuni indizi fanno pensare che non fu terminata la costruzione di questo complesso.
Trattasi di una collina, le cui coste sono state terrazzate , prendendo così la forma di una piccola piramide di base poligonale. Include 2 grandi scalinate di accesso sia dal lato nord che dal lato sud. Quest'ultima è molto interessante essendo stata intagliata, per un lungo tratto,su un'unica pietra. Più in alto,circondata da costruzioni, si incontra la pietra Intihuatana, uno degli oggetto più studiati di Machu Picchu, che è stato messo in relazione con una serie di luoghi considerati sacri, dal quale si stabilirono allineamenti con avvenimenti astronomici e con le montagne circostanti <ref>Véase Reinhard, 1997</ref>.
Si chiama così una pietra di superficie chiara posta su un ampio piedistallo. Essa segna l'estremo nord della città ed il punto di partenza del sentiero a Huayna Picchu.
È un ampio complesso architettonico dominato dai 3 grandi portali disposti simmetricamente ed in contatto tra di loro. I portali, di identica fattura, sono orientati verso la piazza principale di machu picchu. Include silos e laboratori<ref>Valencia y Gibaja, 1992: 312</ref>.
È il più grande complesso della città nonostante abbia una sola porta di accesso , che può suggerire che si tratti dell' Acllahuasi di Machu Picchu (o casa delle donne scelte) dedicate al servizio religioso ed all'artigianato fine. Include una famosa abitazione di pietra ben lavorata, nel cui interno si trovano due affioramenti di roccia tagliati a forma di mole circolari, probabilmente usata per macinare il grano. Alcuni autori pensano che venisse riempito con acqua ed in esso si riflettessero gli astri. Il complesso era verosimilmente usato per rituali, vi si trovano infatti altari, incluso un portale costruito attorno ad una roccia. Vi sono evidenze che si trattasse della residenza dell'elite<ref>Valencia y Gibaja, 1992: 313</ref>.
È un ampio gruppo di costruzioni, di aspetto non sempre regolare, che segue il contorno delle rocce. Include alcune grotte ad uso rituale ed una gran pietra tagliata al centro di un ampio patio nella quale molti credono vedere la rappresentazione di un condor: a sud del "condor" si incontrano abitazione delle élite che avevano l'unico accesso privato ad una delle fonti di Machu Picchu. Tra le abitazioni ed il patio del condor si sono identificati dei chiari resti di una costruzione dedicata all'allevamento dei cuyes (Cavia porcellus).
Una città di pietra costruita in cima ad un "istmo" tra due montagne e tra due faglie è una regione costantemente sottoposta a terremoti ed, in particolare, ad abbondanti piogge durante tutto l'anno. Tutto cò costituisce una sfida per qualsiasi costruttore. Secondo Alfredo Valencia e Keneth Wright il segreto della logevità di Machu Picchu è il suo sistema di drenaggio.<ref>Wright, Valencia y Lorah; 2000, http://www.waterhistory.org/histories/machupicchu/</ref>. In effetti il suolo delle aree non terrazzate è provvisto di un sistema di drenaggio costituito da una copertura di pietre triturte e rocce per evitare il ristagno delle acque della pioggia. 129 canali di drenaggio <ref>ibid</ref> si estendono per tutta l'area urbana, progettati per evitare frane ed erosioni, e sboccano nel "foso" che separa la parte urbana alla parte agricola della città (che è quindi il principale drenaggio della città). Si calcola che il 60% dello sforzo costruttivo di machu Picchu fu nel gettare le fondamenta delle terrazze riempite con ghiaia per un buon drenaggio delle acque. <ref>Ibid</ref>
Esiste una solida evidenza (secondo gli studi di Dearborn, White, Thomson, Reinhard ed altri) che furono seguiti criteri astronomici e sacri per la costruzione di Machu Picchu. Infatti l'allineamento di alcuni edifici importanti coincide con l'azimuth solare durante i solstizio, in maniera costante e per niente casuale <ref>Ziegler, 2003 en http://www.adventurespecialists.org/mapi1.html</ref> e con i punti di aurora e tramonto del sole in determinati periodi dell'anno con le vette dei monti circostanti. <ref> Reinhard, 1991: 41-62</ref>
La finitura dei muri di pietra è fondamentalmente di due tipi:
Non si è conservata nessuna copertura originale; c'è però consenso nell'affermare che la maggior parte delle costruzione avevano un tetto composto da due a quattro falde, con incluso un tetto conico sopra un "torrione", consistente in una cornice di tronchi di ontano (Alnus acuminata) legati e coperti da strati di ichu<ref>Agurto, 1987: 193-197</ref> . La fragilità di questo tipo di copertura e la quantità delle piogge nella regione, resero necessario che queste falde avessero una pendenza fino a 63º.<ref> De acuerdo a los trabajos de Eulogio Cabada en el Grupo de las Tres Portadas. (Agurto, 1987: 189)</ref> Così l'altezza dei tetti duplicava molte volte l'altezza del resto dell'edificio.
Facciate, finestre e nicchieGli architravi potevano essere di legno o pietra (spesso di un solo grande blocco). Le facciate dei recinti più importanti erano di doppio stipite, ed in alcuni casi includevano un meccanismo di chiusura interna.
Nel 1913 la rivista National Geographic dedicò l'intero numero di aprile a Machu Picchu.
Una delle opere più conosciute del poeta cileno Pablo Neruda, Le altezze di Macchu Picchu, è ispirata alla città.
Il 7 luglio 2007 la città è stata proclamata "una delle Sette meraviglie del mondo moderno" nel corso di un molto discusso concorso tenutosi a Lisbona, in Portogallo, per inziativa del cineasta svizzero-canadese Bernard Weber. Con il concorso ha polemizzato, tra gli altri, la stessa UNESCO, che ha definito l'iniziativa una "trovata pubblicitaria" e le ha negato ogni validità culturale.
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Molto frequente è la scalata del Huayna Picchu, il monte che sovrasta il Machu Picchu e dal quale si può godere di una spettacolare vista dall'alto sul sito archeologico.
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