Il Monte Kazbek (Казбек in russo, მყინვარწვერი, Mqinvartsveri in lingua georgiana) è una montagna della Catena del Caucaso di 5.047 m, al confine tra la Russia e la Georgia .
Si tratta di uno stratovulcano ora inattivo, la cui ultima eruzione è collocabile attorno al 750 a.C., e rappresenta il secondo vulcano più elevato del Caucaso, dopo l'Elbrus, nonché la settima cima più alta della catena. Domina la città georgiana di Stepantsminda.
Il Monte Kazbek, come peraltro l'Elbrus, non si trova lungo lo spartiacque principale ma su una catena secondaria, i Monti Khokh, che si staccano dalla catena principale del Caucaso sul suo versante settentrionale.
La zona è attiva dal punto di vista tettonico: vi si verificano frequenti terremoti e attorno alla montagna vi sono sorgenti calde, segno di un'intensa attività geotermica. Il vulcano è principalmente formato da trachite e ha la forma di un doppio cono, la cui base si trova a una quota di circa 1750 metri sopra il livello del mare. È il più elevato del gruppo dei monti Kazbegi, un massiccio che comprende un altro vulcano spento, il monte Khabarjina.
la quota elevata, la morfologia del vulcano non ha permesso che sulle sue pendici si formassero grandi ghiacciai: complessivamente, la loro superficie raggiunge i 135 km². I maggiori ghiacciai sono il Dyevdorak (Devdaraki in lingua georgiana), la cui lingua terminale scende sino a 2300 metri di quota nella gola omonima, Mna, Denkara, Gergeti, Abano e Chata.
Un caso particolare è rappresentato dal Kolka, un ghiacciaio che occupa la testata della valle tra il Monte Kazbek e il monte Jimara. Questo ghiacciaio è stato caratterizzato, più volte nel corso della storia, da fenomeni di slittamento della massa glaciale verso valle. L'ultimo di questi collassi si è verificato il 20 settembre 2002, e ha causato 125 vittime (tra cui una troupe cinematografica), nonché la completa distruzione di alcuni villaggi costruiti nel fondovalle del Karmadon. Le cause di questo fenomeno furono ricercate nello scorrimento di una grande quantità di acqua allo stato liquido alla base del ghiacciaio, con azione lubrificante. A provocare lo scioglimento del ghiaccio fu probabilmente l'aumento dell'attività geotermica del vulcano, nonostante non ci furono successive eruzioni. Lo scivolamento a valle coinvolse la quasi totalità della massa del ghiacciaio, che scomparve pressoché completamente. Tuttavia a partire dalla stagione invernale successiva si sta verificando un consistente accumulo di neve, che, nel caso prosegua regolarmente, porterà alla ricostituzione del ghiacciaio.
La vetta del vulcano fu raggiunta da una spedizione composta da Douglas William Freshfield, Adolphus Warburton Moore, C. C. Tucker del Club alpino di Londra e condotta da una guida alpina svizzera, nell'estate del 1868. La prima ripetizione fu effettuata nel 1900, da un'alpinista russa, Maria Preobrazhenskaya, che raggiunse nove volte la cima negli anni successivi.
La montagna alimenta numerose tradizioni georgiane che traggono origine da antichi miti. Uno di questi racconta che Amirani (versione georgiana di Prometeo), fu condannato a un esilio forzato in una grotta sulla montagna come punizione per aver rubato il fuoco agli dei e averlo ceduto agli uomini. La grotta in questione, chiamata Betlemi (Betlemme) e situata a circa 4000 metri di quota, divenne sede nei secoli passati di un eremitaggio di monaci ortodossi. Altre leggende collocano nella grotta la tenda di Abramo, o addirittura il luogo della nascita di Gesù.