Reggia di Portici

La reggia di Portici è una dimora storica fatta costruire dal sovrano Carlo III, come palazzo reale per la dinastia dei Borbone di Napoli, prima della costruzione della più imponente reggia di Caserta.

È situata appunto a Portici, comune alle porte di Napoli, all'interno di un ampio parco dotato di un giardino all'inglese e di un anfiteatro.

Storia

Sembra che il sovrano Carlo III di Borbone e la sua consorte Maria Amalia di Sassonia, in visita presso la villa del duca d'Elboeuf, fossero rimasti così favorevolmente impressionati dall'amenità del luogo, che decisero di farvi costruire, di lì a poco, un palazzo che potesse ospitarli come dimora ufficiale.

Il via ai lavori fu dato nel 1738 con un progetto architettonico commissionato ad Antonio Canevari, richiamato in Italia proprio da Carlo di Borbone per dare seguito, assieme ad altri architetti di fama dell'epoca, al suo ambizioso programma di opere pubbliche e di rappresentanza nel Regno di Napoli.

Tra gli altri artisti che lavorarono per la costruenda reggia vanno ricordati il pittore Giuseppe Bonito che decorò le sale del palazzo e lo scultore Joseph Canart che, operando con marmi di Carrara allestì le opere scultoree del parco reale.

Una serie di palazzi e dimore nobiliari preesistenti (ed espropriati) funsero da base architettonica per la realizzazione della reggia; ciò comportò anche una serie di opere di scavo che permisero il ritrovamento di numerose opere d'arte di valore archeologico, tra cui un vero e proprio tempio con 24 colonne di marmo. Tali opere furono temporaneamente sistemate in un museo allestito per l'occasione, il Museo di Portici, annesso alla Accademia Ercolanese, luogo di deposito dei reperti provenienti dagli scavi archeologici di Ercolano.

La realizzazione del nuovo palazzo reale, di dimensioni non vastissime, stimolò la costruzione di numerose altre dimore storiche nelle vicinanze (le ville Vesuviane del Miglio d'oro), nate col fine di ospitare la corte reale che non poteva essere ospitata pienamente nella reggia porticese.

Nel 1799, con la rivoluzione napoletana, la corte reale fuggì a Palermo portando con sé 60 casse piene di numerosi reperti; in occasione della nuova fuga, avvenuta nel 1806, portò via altre 11 casse di antichità. In questi anni Giuseppe Bonaparte ordinò il trasporto delle antichità rimaste a Portici nel Museo di Napoli. Solo nel 1818, in occasione del rientro a Napoli della corte borbonica, le casse conservate a Palermo furono trasferite nel nuovo museo di Napoli. Il Museo di Portici trovò così la sua fine, anche se il trasferimento delle pitture parietali venne concluso solo nel 1827.

Fu Gioacchino Murat ad arredare ex novo la reggia con mobilio francese e con gusto improntato ad un notevole lusso mentre, sotto Ferdinando II di Borbone, la reggia acquistò un collegamento ferrato con Napoli (con la Ferrovia Napoli-Portici) ed ospitò anche il pontefice Pio IX, per divenire progressivamente un sito sempre meno frequentato col passare dei decenni.

Oggi la reggia ospita la sede della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II".

Architettura

Il palazzo

La reggia presenta una ampia e maestosa facciata terrazzata e munita di balaustre, a pianta quadrangolare e, l'atrio attraverso cui vi si accedeva da una cancellata in ferro prima e successivamente, grazie alla cosiddetta strada delle Calabrie (oggi via Università) che andava a tagliare in due il parco, è sostenuto da nove volte a pilastri.

Il cortile del palazzo, che in pratica è simile ad una vero e proprio piazzale, presenta sul lato sinistro la caserma delle Guardie Reali e la cappella Palatina (1749), mentre un maestoso scalone (1741) conduce dal vestibolo al primo piano, dove si trova l'appartamento di Carolina Bonaparte.

Da rilevare anche il riccamente decorato salottino Luigi XIV. Infine, è d'obbligo ricordare il boudoir della regina Maria Amalia di Sassonia - rimontato nel 1866 nella reggia di Capodimonte a Napoli, ma concepito per il palazzo di Portici - le cui pareti sono decorate in porcellana di Capodimonte (di cui la sovrana era estimatrice).

Il bosco

Il bosco della reggia, ampliato sino a raggiungere una estensione notevole (andava praticamente dalla zona di Pugliano, lato Vesuvio sin giù al Granatello, verso il mare) è suddiviso in una zona superiore ed una inferiore.

Ampi viali contornati di giardini all'inglese fanno da sfondo ad opere d'arte tra cui vanno annoverate la Fontana delle sirene, il Chiosco di re Carlo e la Fontana dei cigni e persino un anfiteatro.

All'interno del parco fu anche allestito uno zoo con specie di animali esotici che il sovrano Ferdinando IV volle far giungere dall'estero. Attualmente vi si possono apprezzare rilevanti ristrutturazioni presso la zona che va verso il Granatello, in seguito all'eliminazione di un'ampia macchia di bosco per l'inserimento di un tappeto erboso.

Voci correalete

  • Regno delle Due Sicilie
  • Borbone di Napoli
  • Residenze reali borboniche in Campania

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