La reggia di Versailles (che i francesi chiamano più semplicemente château de Versailles) è un'antica residenza reale. La città di Versailles, nata dalla diffidenza del giovane Luigi XIV verso la capitale e i suoi cittadini, temuti e considerati difficili da tenere sotto controllo, dopo l'episodio della Fronda, costituisce oggi un comune autonomo situato nell'attuale dipartimento delle Yvelines, in Francia.
All'inizio del suo regno, Luigi XIV non trovò alcuna reggia che lo soddisfacesse pienamente. A Parigi vagò tra il Palais-Royal, il Louvre, le Tuileries senza mai essere soddisfatto delle sue residenze. Per sottrarsi alla città (allora scomoda, sporca, rumorosa, stretta, inquietante anche per il re), cercò di sistemarsi a Vincennes e a Saint-Germain-en-Laye, dove era nato, e per un certo periodo soggiornò anche a Fontainebleau.
Certo tutti i castelli erano antichi, e presentavano molti inconvenienti: il re intraprese grandi lavori di ammodernamento per ridurne la scomodità, ma non trovava pace. Nel 1651 (aveva 13 anni) visitò per la prima volta Versailles - e fu il colpo di fulmine: il castello del resto era il più nuovo e moderno di tutti, e disponeva di grandi spazi per cacciare. Versailles diventò così importante, nei progetti del re, che il 25 ottobre 1660 condusse a visitarlo la sua giovane sposa, la regina Maria Teresa di Spagna.
Nel 1661, dopo la morte del cardinale Mazzarino, Luigi iniziò i lavori di ampliamento, investendovi 1.100.000 lire dell'epoca (cioè quasi venti volte il prezzo d'acquisto) e incaricando Louis Le Vau di ricostruire gli edifici, mentre Charles Errard e Noël Coypel iniziavano la decorazione degli appartamenti e André Le Nôtre creava l'Orangerie (le serre) e la Ménagerie (l'uccelliera). All'epoca, Versailles era solo una sede di diporto, buona per darvi feste in giardino, mentre il palazzo reale ufficiale restava il Louvre.
L'idea di erigere uno dei palazzi più straordinari d'Europa, in
luogo del piccolo castello di Luigi XIII che la corte, sprezzante,
considerava come la casa di campagna di un borghese, suscitò molte
critiche a mezza bocca: il luogo era definito « ingrato,
triste, senza panorama, senza boschi, senz'acqua, senza terra,
perché tutto è sabbie mobili e palude, senz'aria », e quindi
assolutamente pas bon.
In una lettera rimasta celebre, Colbert dava voce a queste critiche
lamentando che il Re spendesse tanto su Versailles e trascurasse
invece il Louvre «che è certamente il più superbo palazzo che vi
sia al mondo. Che sconforto, vedere un così grande Re ridotto alla
misura di Versailles!»
La prima festa data alla reggia, che durò dal 7 al 14 maggio del 1664, si intitolò « Les Plaisirs de l'Isle Enchantée » (I piaceri dell'isola incantata), e intrecciava l'ispirazione italiana tratta dai due poemi epici italiani del XVI secolo, l'Orlando Furioso dell'Ariosto e la Gerusalemme liberata del Tasso, con quella francese rappresentata da Molière, che presentò la Princesse d'Élidé e i primi tre atti del Tartufo. La festa era data (segretamente) in onore di Mademoiselle de La Vallière e Luigi stesso vi interpretò la parte del liberatore dei compagni dall'isola di Alcina.
Tra il 1664 e il 1666 Luigi XIV decise di sistemare Versailles
in modo da potervi passare diversi giorni con il suo Consiglio,
conservando il castello costruito da Luigi XIII. La scelta fu
dettata più da motivi finanziari che sentimentali, e comunque la
superficie fu triplicata e la decorazione fu lussuosissima,
tematizzata sulla rappresentazione del Sole, onnipresente a
Versailles. I giardini, molto apprezzati dal re, furono
ulteriormente ampliati e ornati di sculture di Girardon e di Le
Hongre.
Di questa prima ornamentazione sono sopravvissuti soltanto il
gruppo di Apollo e le ninfe e i Cavalli del sole.
Nel 1667 fu costruito il Grand canal. Le Nôtre decise di ampliare il viale d'ingresso e passò ad occuparsi dei giardini e dell'architettura degli esterni, in collaborazione, per la parte idraulica, con la famiglia di ingegneri italiani Francine, che furono gli "Intendenti delle acque e delle fontane di Francia" dal 1623 al 1784.
La seconda festa ebbe luogo 4 anni dopo, il 18 luglio 1668, e rese noto il nome di Versailles. Conosciuta come Grand Divertissement Royal de Versailles (si potrebbe tradurre "il Gran Gioco Reale di Versailles"), fu caratterizzata dal Georges Dandin di Molière e dalle Feste dell'Amore e del Caso, di Jean Baptiste Lully.
In queste feste la corte misurò la scomodità del piccolo castello, giacché molti non trovarono dove dormire, e il Re, desiderando ingrandirlo, affidò l'incarico a Le Vau, che presentò diversi progetti. Uno prevedeva la distruzione del castello vecchio e la sua sostituzione con un palazzo all'italiana. Un altro - che fu quello scelto dal Re su consiglio di Colbert -proponeva di ingrandire il castello dal lato del giardino con un involucro di pietra.
Tra il 1668 e il 1670 Le Vau intraprese la costruzione
dell'Enveloppe, che consisteva in un secondo edificio che
circondava il primo castello. Il grande appartamento del Re e
quello della Regina furono edificati simmetricamente, l'uno a nord
e l'altro a sud del vecchio castello. Tra i due, di fronte ai
giardini, si apriva una vasta terrazza. Il vecchio castello di
pietra e mattoni, temporaneamente conservato, venne però abbellito:
le facciate furono adornate da colonne di marmo belga, rosso, di
Rance, di balconi in ferro forgiato e dorato, di busti appoggiati
sulle balaustre. I tetti furono rifiniti con paramenti e il cortile
pavimentato di marmo.
Dal lato della città, l'edificio dei servizi fu sopraelevato e
collegato al castello di Luigi XIII con una serie di padiglioni che
si disponevano attorno alla Court Royale (il Cortile Reale),
chiusa da un'inferriata dorata, mentre alle estremità degli antichi
servizi si aggiungeva un peristilio di colonne incoronato da
statue. Le nuove costruzioni triplicavano la superficie del
castello.
Alla morte di Le Vau (11 ottobre 1670), Colbert incaricò
l'architetto François d'Orbay di proseguire i lavori.
Si realizzava così il desiderio di Luigi XIV: il castello di suo
padre restava intatto dal lato della città, ma scompariva dal lato
del giardino, nascosto dalle nuove costruzioni. Il castello nuovo e
il castello vecchio coesistevano, distinti.
Il castello nuovo era un edificio di concezione italiana, tutto in pietra. Le lunghe facciate furono interrotte da avancorpi e scandite in altezza. La facciata ovest fu occupata, al primo piano, da una grande terrazza che congiungeva e insieme separava gli appartamenti del Re (a nord) e della Regina (a sud). Proprio come gli architetti del Castello di Chambord (il più grande dei castelli della Loira), Le Vau si ispirò ai modelli italiani, ma attraverso i volumi, le proporzioni e l'ornamentazione, ne fece un'opera dello spirito francese.
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Nel 1670, Luigi XIV decise di far demolire il villaggio di Trianon,
a nord ovest del parco di Versailles, per costruirvi un edificio
che gli consentisse di isolarsi dalla corte. Fu così costruito il
Trianon de porcelaine, detto così perché Le Vau ne rivestì
le mura di porcellana di Delft.
Nello stesso periodo, i cortigiani fecero costruire nei dintorni le
proprie residenze (hôtels), in modo da essere vicini al re:
tra il 1670 e il 1671 furono costruiti 14 grands hôtels (tra
cui Luxembourg, Noailles, Guisa, Bouillon, Gesvres).
Fin lì Versailles era stata soprattutto una residenza di diporto, ma Luigi XIV sognava di costruire un palazzo che desse la propria impronta all'epoca. Il Louvre e le Tuileries erano il segno e l'opera dei suoi predecessori. La creazione di Versailles fu così la rappresentazione materiale del progetto politico ed economico della monarchia assoluta: il re che dirige personalmente gli affari del regno, centralizzando l'amministrazione, raggruppando anche fisicamente attorno a sé i propri ministri e i loro servizi, e l'intera corte. Nel 1677 il Re manifestò quindi l'intenzione di fissare la propria residenza a Versailles. Mansart dovette elaborare i progetti per l'installazione della Corte e il palazzo assunse le dimensioni che conosciamo oggi.
Le grandi gallerie erano all'epoca di gran moda: luogo di
passaggio e mezzo di comunicazione tra i vari appartamenti, erano
ambienti che si prestavano, per le ampie superfici, a grandi cicli
decorativi. Il Re aveva ben presenti le lunghe gallerie delle
Tuileries, del Louvre e di Fontainebleau, aveva fatto installare
egli stesso la galerie d’Apollon al Louvre, e la Galleria
realizzata da Mansart nel palazzo costruito a Clagny per Madame de
Montespan aveva abbagliato tutti i visitatori.
Il Re desiderava da tempo costruirne una anche a Versailles, e tra
il 1678 e il 1684 fu dunque costruita, chiudendo la terrazza del
castello nuovo, la Galleria degli Specchi, simbolo della
potenza del monarca assoluto. La grande Galleria riprendeva le
linee architettoniche del castello nuovo, di cui occupava tutta la
facciata ovest per una lunghezza di 73 metri, continuando a fungere
da passaggio tra gli appartamenti del Re e quelli della Regina,
conclusa a nord dal Salone della Guerra e a sud dal Salone della
Pace. In seguito a questi nuovi lavori, l'appartamento del Sole
divenne il Grand Appartement, utilizzato per i ricevimenti,
e l'appartamento del Re fu spostato nel castello vecchio.
La decorazione fu affidata a Charles Le Brun.
La costruzione del Grand Canal durò dal 1668 al 1679 e fu teatro di numerose naumachie ed accolse numerose imbarcazioni. Sin dal 1669, Luigi XIV fece venire delle scialuppe e dei vascelli di ridotte dimensioni. Nel 1674 il Doge di Venezia inviò al re due gondole e quattro gondolieri che alloggiavano in una successione di edifici all’estremità del canale, chiamati da allora Petite Venise. Il Grand Canal possiede una lunghezza di 1500 metri ed una larghezza di 62 ed a metà del canale si viene a formare la cosiddetta Croix.
Il Bacino di Latona fu costruito nel 1670 e poi modificato tra il 1687 e il 1689. Illustra la storia della madre di Apollo e Diana, che protegge i figli dalle ingiurie dei contadini della Licia e chiede vendetta a Giove; che trasforma i contadini in rane e lucertole. Al centro del bacino si trova il gruppo marmoreo di Latona e dei suoi figli, circondata dalle rane negli strati sottostanti. Questo bacino è prolungato da un parterre in cui si trovano i due bacini delle lucertole.
Questa statua di piombo dorato, fu realizzata tra il 1675 ed il 1677. Il tema si ispira alla caduta dei Titani; sepolti sotto le rocce del Monte Olimpo, quando vollero scalarlo, malgrado il divieto di Giove. Lo scultore rappresenta un gigante mezzo sepolto dalle rocce, che lotta contro la morte.
Oltre il Viale dell’Acqua, composto da ventidue gruppi di statue bronzee sostenenti vasche in marmo di Linguadoca, vi si trova il Bacino del Drago, che rappresenta uno degli episodi del mito di Apollo: il drago Pitone, che poi fu ucciso dal dio, è circondato da delfini e da putti armati di frecce, a callo di cigni. Lo zampillo principale, che esce dalle fauci del drago, arriva fino a ventisette metri.
Il 6 maggio 1682, a 44 anni, il Re s'installava definitivamente
a Versailles, divenendo così la sua residenza ufficiale, nonostante
i lavori fossero ancora in corso e l'alloggio dei cortigiani avesse
grandi problemi, mai completamente risolti.
Un contemporaneo descriveva così la situazione:
« Il 6 maggio il Re lasciò Saint-Cloud per venire ad
installarsi a Versailles, come desiderava da molto tempo, benché ci
fossero ancora i muratori, con l'intenzione di restarvi fino a dopo
il parto della Delfina (Maria Anna di Baviera, moglie del Gran
Delfino Luigi di Francia, che partorì il 6 agosto il primogenito
Luigi duca di Borgogna), che fu costretta a cambiare
appartamento due giorni dopo il suo arrivo perché il rumore le
impediva di dormire. »
Versailles rappresentò comunque l'apogeo della società di corte.
Stabilendovi i cortigiani, Luigi XIV trasformava una nobiltà
bellicosa e potenzialmente ribelle in un gruppo sociale che
sosteneva lo Stato, nella persona del Re.
Nell'infanzia Luigi aveva conosciuto con la Fronda il rischio
rappresentato dalla ribellione della nobiltà, e desiderava
proteggere la persona del Re e il suo governo. Si impegnò quindi a
ridurre la potenza e l'orgoglio dei nobili, con vari mezzi:
Il Re stabilì regole d'etichetta rigorose e complesse, che
trasformavano tutti i suoi atti, anche i più quotidiani, in un
cerimoniale quasi sacro.
L'inizio e la fine della giornata erano scanditi dal Grand e
Petit Lever (il risveglio) e dal Grand e Petit
Coucher (il sonno) del Re e della Regina, ai quali i cortigiani
erano ammessi in modo selettivo: i privilegiati avevano l'onore di
assistere il Re, dietro la balaustra che separava il letto reale
dal resto della stanza, presentandogli un capo di
abbigliamento.
Tutte le circostanze della vita erano formalizzate e regolate,
dalla nascita dei principi - che avveniva in pubblico, ad evitare
ogni contestazione circa la loro legittimità - all'omaggio al re,
che avveniva secondo costumi immutabili.
Ugualmente solenni erano i rapporti con il Re delle persone ammesse
alla sua presenza, che si trattasse di ricevere gli ambasciatori,
della presentazione di gentiluomini o di dame titolate, o di
accogliere auguri e felicitazioni.
Per interrompere questo protocollo, Luigi XIV istituì i
«Jours d’Appartement»: tre volte a settimana, dalle 19 alle
22, i cortigiani erano ammessi nell'appartamento reale (il Grand
Appartement); là erano preparati buffets, tavolini da gioco,
musica e si poteva danzare. Il Re passeggiava per i saloni
informalmente, senza che i signori e le dame invitati dovessero
scomodarsi per salutarlo. Essere ammessi a queste serate era
evidentemente un grande onore, che i cortigiani si disputavano.
Nello stesso spirito, Luigi XIV volle riservarsi i Petits
appartements, uno spazio dedicato alla vita più privata, il cui
accesso era limitato alla famiglia o ai compagni di caccia, che il
Re tratteneva volentieri a pranzo.
La corte di Versailles fu per tutte le corti d'Europa una testimonianza della potenza della Francia e di Luigi XIV e divenne un modello da imitare.
Nel 1683, in un appartamento, proibito a chiunque non fosse autorizzato, gli architetti ed i decoratori ristrutturarono dei saloni e degli studi destinati a ricevere i capolavori e le collezioni del re. Nel Salone ovale, nello Studio con i quadri e nello Studio con le conchiglie furono esposti tutti i tipi di oggetti d'arte e delle ricche curiosità; i muri reggevano dei quadri della collezione reale. Questi pezzi facevano parte dell'appartamento dei Collezionisti che terminava con lo Studio delle Medaglie. Secondo la descrizione di Mademoiselle de Scudéry, quest'ultimo era illuminato da alcuni lustri di cristallo di roccia e vi si potevano ammirare:
Una parte di questi tesori fu trasportata, per ordine di Luigi XV, allo Studio delle medaglie della Biblioteca di Parigi, il resto fu disperso durante la Rivoluzione. La galleria d’Apollo, al Louvre, ha raccolto alcuni pezzi molto belli delle collezioni di Luigi XIV : vasi di cristallo di roccia o in materiali preziosi (diaspro, corniola, etc.) così come dei piccoli gruppi in bronzo.
L'anno 1683 fu rattristato dalla morte della regina Maria Teresa e da quella di Colbert. La sovrintendenza dei Bâtiments passerà per le mani di Louvois che non amava Le Brun e che introdurrà Mignard a Versailles.
1684, l’appartamento dei collezionisti si ingrandì con l'annessione dell'antico appartamento di Montespan, trasformato in una piccola galleria che decorò Mignard e trovò in questa piccola galleria l'occasione di rivaleggiare con Le Brun. Mignard dipinse il soffitto ispirandosi al tema di Apollo e di Minerva, egli decorò allo stesso modo i soffitti dei due piccoli saloni della galleria. Il suolo era un parquet di legno prezioso, i muri erano rivestiti di stoffe sontuose. È in questa stanza che Luigi XV espose i pezzi forti della sua collezione di quadri. Poiché questa collezione di capolavori era considerevole, si appendevano i quadri a rotazione. In questo quadro prezioso, il re si attardava a contemplare la Gioconda.
Nel periodo tra il 1685 ed il 1689 una vera e propria frenesia costruttiva diede origine:
La costruzione delle ali nord e sud prolungò lo sviluppo delle facciate di Le Vau. Visti dai giardini le tre costruzioni distinte compongono tuttavia un insieme armonioso. La facciata si sviluppava su una lunghezza di 670 m. I due nuovi edifici accoglievano i principi e i cortigiani, le stalle, le carrozze, i servizi generali e gli alloggi dei domestici. Fu distrutta la "Grotta di Tetide".
Due anni dopo l'insediamento della Corte, lavoravano ai diversi cantieri di Versailles da 22.000 a 30.000 operai (secondo la disponibilità dei reggimenti) e 6.000 cavalli. Si eresse una collina allo scopo di arrivare ai 680 m di lunghezza del castello e fu piantata un'intera foresta. L'immenso cantiere era coordinato da Jules Hardouin-Mansart. Il costo totale salì a circa 80 milioni di lire.
In caso di incidenti sul lavoro erano previsti i seguenti rimborsi:
Il villaggio di Versailles si trasformò in una vera e propria città che si andava costruendo sull'asse della reggia e dei giardini. I 5.000 cortigiani costruivano nella città le proprie residenze, oppure vi alloggiavano servitori ed equipaggi. Taverne e alberghi contribuivano all'animazione della città, la cui popolazione, che non cessava di crescere, raggiunse i 70.000 abitanti alla vigilia della Rivoluzione.
1686
1687, il Re si stanca del Trianon di porcellana. Hardouin-Mansart erigerà perciò sullo stesso luogo un piccolo palazzo di marmo e porfido con dei giardini, il Grand Trianon; Luigi XIV sorveglierà i lavori così da vicino da sembrare il vero architetto.
1689. Nella nuova Versailles si accedeva agli appartamenti della
regina tramite lo scalone di marmo, chiamato anche Scalone della
Regina. Alla sommità vi erano le sue sale delle Guardie del Corpo,
quindi l'Anticamera, il Grande Gabinetto e la Camera che dava sul
Salone della Pace. L'insieme si sviluppava sulla facciata sud dell'
Enveloppe di Le Vau.
I nuovi appartamenti del Re si sviluppavano attorno alla Cour de
Marbre. L'appartamento ufficiale, detto "Appartamento del Re"
occupava le ali sud e ovest del castello di Luigi XIII e l'
"Appartamento interno" invece l'ala nord. L'Appartamento del Re si
componeva di sette stanze, di cui la settima fungeva da punto di
congiunzione con l'Appartamento interno. Al centro del castello vi
era il salone del Re (poi camera di Luigi XIV), e l'appartamento
terminava con il Gabinetto di Consiglio e il Gabinetto delle Terme
o delle Parrucche (le due stanze erano situate ove attualmente è il
Salone del Consiglio).
1700, il duca d’Anjou, nipote di Luigi XIV, è proclamato re di Spagna e prende il nome di Filippo V di Spagna.
1701, trasformazione degli Appartamenti del re. La camera del Re viene messa al centro del castello. L’Anticamera des Bassan e la Camera (del 1689) vennero riunite a formare la chambre à l’œil-de-bœuf. le stanze, riccamente ammobiliate e rivestite di stoffe preziose avevano soffitti non dipinti che formavano grandi calotte bianche
1710, completamento della costruzione della Cappella reale da parte di Robert de Cotte, alla fine del regno di Luigi XIV. Versailles, per le sue proporzioni e la sua decorazione, è considerata un gioiello del regno.
1715
1715, essendo il nuovo Re un bambino, il suo tutore Filippo d'Orléans (detto il Reggente, cugino di Luigi XV) abbandonò Versailles il 9 settembre e s’installò nella sua residenza parigina del Palais-Royal e la corte alle Tuileries. Durante questa reggenza, il duca di Noailles propose di demolire il castello.
1717, Pietro il Grande, zar di Russia, visitò Versailles e risiedette al Grand Trianon.
1722, a 12 anni Luigi XV ritorna a Versailles negli appartamenti di Luigi XIV. Il nuovo sovrano è ansioso di far rispettare le tradizioni di Versailles. L'era delle grandi costruzioni è terminata e il castello non ritroverà più lo splendore che aveva sotto Luigi XIV; Luigi XV non apprezzava particolarmente Versailles, e quando vi si trovava si rifugiava spesso nei Piccoli Appartamenti. La maggior parte del tempo soggiornava al Trianon, a Marly, a Compiègne o a Fontainebleau, oppure nelle piccole residenze private nei dintorni di Parigi.
Le prime trasformazioni furono:
Con la nuova amministrazione dei lavori, alla testa del quale si trovava fin dal 1708 il duca d'Antin, iniziò la decorazione della grande sala (Salone d'Ercole), sotto la responsabilità di Robert de Cotte che dirigeva i lavori seguendo le indicazioni dei progetti elaborati negli ultimi anni del regno di Luigi XIV. Questo salone concludeva il Grande Appartamento di Le Brun e lo spirito del grande regnante del secolo precedente. Le pareti furono ricoperte di marmi scelti direttamente dallo scomparso Luigi XIV e decorati con due opere del Veronese. La novità risiedeva nel soffitto a cassettoni intagliato su tutte le cornici. François Lemoine coglie l'occasione per rivaleggiare con il Veronese : « L'Apoteosi d'Ercole ». Il Salone d'Ercole collegava gli appartamenti del Re con l'atrio della cappella. Più tardi, Gabriel prevede di sostituire la scala degli ambasciatori con una nuova scala che verrebbe a formarsi da questa sala.
1729, inizio dei lavori di rinnovo della decorazione della Camera della Regina. Robert de Cotte fornisce i disegni della nuova decorazione lignea.
1735, completamento dei lavori di rinnovo della decorazionde della camera della Regina di Gabriel padre e figli.
1736, inaugurazione del Salone d’Ercole.
1738 fino al 1760, le parti dell'appartamento dei Collezionisti di Luigi XIV furono continuamente rimaneggiate. I lavori iniziarono nel 1738 con la creazione della Camera da letto privata del Re, e si conclusero nel 1760.
1741, Philibert Orry, che aveva rimpiazzato il duca d'Antin, fece proseguire i lavori per il Bacino di Nettuno;
1742, Luigi XV concede l'udienza a Saïd Méhemet Pacha, ambasciatore straordinario del Grande Sultano.
1745, alla testa dell'amministrazione di palazzo, Charles François Paul Le Normant de Tournehem succede a Philibert Orry, grazie all'influenza del suo pupillo - forse anche figlia - Madame de Pompadour.
1750, Luigi XV introdusse un nuovo elemento nei suoi appartamenti reali : la Sala da Pranzo dal ritorno dalla caccia.
1751, morte di Tournehem che fu rimpiazzato con il marchese di Marigny, fratello di Madame de Pompadour. Sotto la sua direzione vengono chiamati l'architetto Ange-Jacques Gabriel e due scultori lignei, Verbeckt et Rousseau. È l'appartamento di Maria Leszcyniska che fornisce a Gabriel e a Verbeckt l'occasione per lavorare insieme.
1752, distruzione della Scala degli Ambasciatori, della Piccola Galleria e dello Studio delle Medaglie. Queste testimonianze gloriose del regno di Luigi XIV furono distrutti per far posto alla creazione dell'appartamento destinato alla primogenita delle Figlie di Francia: Madame Adelaide.
1755, la seconda trasformazione consisteva nell'unire il vecchio Studio del Re (gabinetto del Consiglio) con il gabinetto delle Terme (o delle Parrucche) per formare il grande salone del Consiglio. Jules Antoine Rousseau scolpì le lavorazioni lignee dorate. Gabriel riutilizzò una parte degli antichi pannelli per decorare le pareti. Al secondo piano si sviluppavano i gabinetti personali del re. In questa parte del palazzo non erano presenti dorature che coloravano le lavorazioni in legno. Colori vivi e variegati allegravano le statue,dipinte secondo le tecniche elaborate da Martin, l'inventore della famosa « vernice Martin ». L'elemento essenziale di questo appartamento era una piccola galleria illuminata sulla Corte di Marmo. Tavole di Boucher, Carle Van Loo, Lancret, Pater e Parrocel erano appese su tavole decorate.
Durante tutta la sua carriera Gabriel fece fronte ai problemi con gli alloggi. La Regina mise al mondo otto principesse:
Per sistemare tutte queste principesse, in modo da supplire al loro rango, Gabriel effettua molti lavori. Nel corso degli anni le Madame cambiarono vari appartamenti, passando dall'Ala Sud a quella Nord, e al piano terra del Corpo Centrale (anche al primo piano come ben sappiamo da Adelaide. Questi traslochi portarono alla scomparsa successiva dell'Appartamento dei Bagni, della Scala degli Ambasciatori e alla chiusura della Galleria Bassa. Questi appartamenti furono distrutti da Luigi Filippo, ma alcune splendide tavole sfuggirono alla distruzione e ci testimoniano il lusso che regnava negli appartamenti delle Madame.
Secondo la tradizione stabilita sotto Luigi XIV, il delfino e la sua sposa prendevano due appartamenti nel piano terra situati sotto l'Appartamento della Regina e, nell'angolo, sotto una parte della Galleria degli Specchi. Meravigliose decorazioni furono create. Il secolo XIX devastò tutto questo. Furono conservati solo la Camera del Delfino e la Biblioteca.
Sotto Luigi XIV la piccola sala degli spettacoli della Corte dei Principi era inopportuna e non si prestava più ai nuovi modi. Madame de Pompadour, per distrarre il Re, montò una piccola truppa di commedianti scelti fra i suoi amici; la marchesa stessa aveva il suo ruolo. La piccola truppa aveva due teatri a propria disposizione, teatri provvisori e trasportabili, installati in una piccola galleria e la cella della Scala degli Ambasciatori. Questi piccoli teatri accoglievano troppo pochi spettatori ed erano insufficienti per le necessità della Corte.
Facendo costruire l'ala nord, Luigi XIV aveva pensato di erigere un'opera, ma le scarse finanze alla fine del suo regno glielo impedirono. Fece riprendere il progetto in occasione del matrimonio di suo nipote con l'arciduchessa Maria Antonietta, e alcuni anni prima della sua morte completava così l'opera del re Sole.
Gli ultimi anni di regno di Luigi XV furono dedicati alla costruzione dell’Opéra Royal, per le nozze del Delfino. Questo spinse gli architetti a creare una maestosa sala da teatro; la sua eleganza è dovuta all’armonia del colore blu con il bianco e con gli ori, ma soprattutto al colonnato e alle arcate di specchi dell’ultimo piano; nonché alla mancanza di separazione tra i palchi, evitando così l’effetto conigliera dei teatri italiani. Realizzata in legno intarsiato gode di un’ottima acustica e può accogliere fino a seicento spettatori. L'intera sala è illuminata da centinaia di candele.
1757, il 5 gennaio, attentato di Damiens contro il re.
1761 fino al 1768, Ange-Jacques costruisce il Piccolo Trianon.
1769, la principessa Adelaide traslocò ed il suo appartamento fu riunito con quello di Luigi XV. Le due parti notevoli dell'appartamento interno erano la nuova camera del Re ed il suo gabinetto interno (quest'ultimo forma il perno tra i vecchi saloni e le « Sale Nuove » dell'appartamento di Adelaide.
Nella seconda parte del regno di Luigi XV i progetti di ricostruzione delle facciate che guardano verso la città prenderanno corpo. Si riprocede alla ricostruzione delle pareti di Le Vau e alla loro ridisposizione.
1770, il 16 maggio viene celebrato il matrimonio del delfino (Luigi XVI) con Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, arciduchessa d'Austria, celebrato nella cappella reale. Nello stesso tempo avrà luogo l'inaugurazione dell'Opera Reale in occasione del ricevimento reale, che segna il vertice dell'arte di Gabriel.
1771 Gabriel presentò al Re il suo «Grande Progetto» che mirava alla ricostruzione di tutte le facciate rivolte verso la città. Solo l'ala destra, che rischiava di cadere, fu effettivamente costruita. Con il suo padiglione a colonne, le regole dell'architettura classica furono rispettate. Il Re approvò questo progetto. Poiché il denaro scarseggiava nelle casse reali, Madame du Barry si incaricò di recuperare fondi per quest'operazione.
1772, i lavori del « Grande Progetto » cominciarono ma non furono mai completati : tuttavia diedero il nome all'ala Luigi XV. All'interno dell'ala, i lavori della grande scala detta del Piano Nobile iniziarono, ma non saranno terminati che nel 1785. Alla fine dell'«Ancien Régime», il palazzo sarà la residenza reale più lussuosa di tutta l'Europa.
Mentre Gabriel proseguiva la sua opera, la vita della corte proseguiva, sempre brillante e lussuosa, ammaliata di balli e di feste. La distrazione preferita di questo secolo fu il teatro. Si apprezzava Voltaire per le sue tragedie e la sua prosa. Madame de Pompadour darà un grande impulso a questo movimento.
Luigi XV fu responsabile della distruzione di questi tesori dell'età di Luigi XIV, che aveva saputo creare all'interno del palazzo magnifiche decorazioni. I giardini ed in particolare il Trianon si erano arricchiti del Padiglione Francese e del Piccolo Trianon.
La vita di corte a Versailles continuò a declinare, divenendo un guscio vuoto di senso, con la fuga sia dei cortigiani sia della famiglia reale e l'assenza di comodità negli appartamenti (bagni, riscaldamento), rese sempre più necessario un rinnovamento profondo degli edifici.
Sotto Luigi XVI, si tentò di restaurare il palazzo. Il re voleva ripristinarne i fasti e a farne una residenza più confortevole e moderna. Decine di architetti arrivarono a Corte per accaparrarsi l'appalto, ma le scarse risorse finanziarie dovettero costringere il re ad adottare più modeste soluzioni: un maquillage delle boiseries e dei tendaggi, oltre all'acquisto di mobili e tappezzerie alle fabbriche di Gobelin e di Lione.
La moglie di Luigi XVI, la regina Maria Antonietta, nei pressi del Petit Trianon (regalatole dal marito dopo la nascita del primo erede maschio) fece costruire un piccolo villaggio,l' Hameau, dove poter essere libera dalla rigida etichetta di corte e condurre una vita più semplice con i suoi figli, in mezzo alla natura. Il villaggio (tutt'ora visitabile) comprende varie costruzioni tra cui un mulino. Maria Antonietta, inoltre, diede molta importanza al mantenimento dei giardini e delle piante della Reggia.
]] Versailles vive l'apice della Francia borbonica, ma anche la sua caduta: è a Versailles che si tennero gli Stati generali nel 1789, il 5 Maggio. Successivamente, il 5-6 ottobre del 1789, Luigi XVI e la corte intera furono costretti a trasferirsi a Parigi, svuotando definitavente Versailles. Nel 1792, in seguito alla caduta della monarchia, fu anche saccheggiata da vandali. Napoleone vi pensò di renderlo il palazzo imperiale, ma Versailles rimase inutilizzato fino al ritorno della monarchia. Infine, Luigi Filippo, affidò al suo ministro Camille Bachasson, conte di Montalivet il compito di trasformare il castello in un museo: è di questo periodo la dedica «Alla gloria della Francia».
In seguito Versailles non ritornò mai agli splendori, se non in qualche episodio isolato ma importante. Così, la reggia divenne il quartier generale dell'esercito prussiano durante l'assedio di Parigi, durante la guerra franco-prussiana del 1870. L'Impero tedesco fu proclamato nella Galleria degli Specchi il 18 gennaio 1871. Durante la Comune di Parigi, Thiers e il suo governo vi si rifugiarono. Restarono nel gigantesco salone con le poltrone rosse fino al 1879, che furono la cornice dell'elezione dei presidenti durante la terza e la quarta Repubblica. È decorato con grandi affreschi allegorici che evocano la guerra, l'agricoltura, il commercio, l'industria e la pace.
Il trattato di pace, detto Trattato di Versailles, che segnò la fine della prima guerra mondiale vi fu firmato il 28 giugno 1919.
Ai nostri giorni, Versailles è un palazzo nazione a disposizione del Presidente della Repubblica francese. Serve ad accogliere i capi di stato stranieri, come Elisabetta II nel 1972, lo Shāh iraniano nel 1974, Mikhail Gorbačëv nel 1985 o Boris Eltsin nel 1992. Nel 1982, venne utilizzato come luogo di riunione del G7.
Luogo simbolico, la Reggia di Versailles è l'obiettivo di un attentato nel giugno del 1978. La bomba venne posta da nazionalisti bretoni e danneggiò una decine di sale. D'altra parte, dopo la terza repubblica, Versailles ricopre il luogo di riunione del Congresso del Parlamento francese. Le Assemblee dispongono di una trentina di appartamenti che occupano una superficie di 7.000 m² nell'Ala Sud.
Dopo il 1875 circa 25.000 m² di locali, situati principalmente nell'Ala Sud (compresa la Galleria delle Battaglie), sono destinati al Parlamento, i due terzi dell'Assemblea Nazionale Francese ed un terzo del Senato. Questa assegnazione è stata formalizzata da una legge del 22 luglio 1879 relativa alla sede del potere esecutivo e delle camere a Parigi, quindi dall'ordinanza n° 58-1100 in data 17 novembre 1958. Nel maggio 2005, una proposta di legge presentata da Jean-Louis Debré, presidente dell'Assemblea Nazionale, propone la restituzione di questi locali alla funzione pubblica di museo e di Monumento Nazionale. Questa nuova assegnazione è coerente con il programma in corso di restauro della Reggia detto "Progetto della grande Versailles". Tuttavia il Senato ha rifiutato con un emendamento la restituzione della Sala del Consiglio, considerata come «un luogo di memoria della storia parlamentare del nostro paese».
Il museo della Reggia di Versailles viene inaugurato nel 1837 da Camille Bachasson, conte di Montalivet su ordine di Luigi Filippo con il nome di "Museo della Storia francese".
Costituisce, con i suoi 18.000 m² il più grande museo storico del mondo. Il museo contiene una raccolta di dipinti riuniti e riorganizzati da Luigi Filippo in base alle varie epoche storiche. Per esporli, alcuni appartamenti della reggia furono trasformati in sale da museo.
Attualmente, il museo di Storia della Francia si trova nelle ali laterali, mentre il corpo centrale (ad eccezione del piano terra) contiene i Grandi Appartamenti, gli appartamenti privati e quelli della famiglia reale che sono stati riportati all'aspetto originale.
La manutenzione di Versailles è complessa, in particolare per quanto riguarda i suoi tetti immensi, ma il turismo, come pure le donazioni, completano le sovvenzioni dello Stato che permettono di continuare i lavori.
La reggia di Versailles è gestita dal 1995 dall'Ente Pubblico del Museo e dei Beni culturali di Versailles, il cui presidente è Jean-Jacques Aillagon, consigliere di stato. Quest'Ente pubblico impiega 900 dipendenti, di cui 400 addetti alla sorveglianza. Accoglie 3 milioni di visitatori all'anno nella reggia e 7 milioni nel parco. Il 70% dei turisti è costituito da stranieri.
La Reggia comprende tre edifici: Versailles, il Grande Trianon e il Piccolo Trianon, e molti edifici situati in città: grandi e piccole scuderie, la sala dell'Hôtel Menus-Plaisirs, le sale del gioco della pallacorda, il Grande Comune ... La Reggia di Versailles conta 700 stanze, 2513 finestre, 352 camini (1252 durante l'Ancien régime), 67 scale, 483 specchi (distribuiti nella Grande Galleria, il Salone della guerra e il Salone della Pace) e 13 ettari di tetti. La superficie totale è di 67.121 m², di cui 50.000 sono aperti al pubblico.
Il parco si estende per 800 ettari, di cui 300 ha di bosco e due di giardini alla francese: il Piccolo Parco, 80 ettari, e Trianon, 50 ettari. Conta 20 km di mura di cinta e 42 km di sentieri. Ci sono 372 statue.
Fra i 55 bacini d'acqua, il più ampio è quello del Grande Canale, 24 ettari e 500.000 m³, e la Piscina degli Svizzeri, 180.000 m³. Si contano 600 getti d'acqua e 35 km di canalizzazioni.
Un programma di riorganizzazione, il "progetto della Grande Versailles" ( in francese "Grand Versailles" ), è stato lanciato nel 2003. Finanziato dallo Stato per una cifra di 135 milioni di euro per i primi sette anni, si prolungherà per 17 anni e riguarderà tutto il complesso, sia quello della reggia sia quello del parco. I tre obiettivi principali sono quelli di assicurare la stabilità, proseguire i restauri e creare nuovi spazi per l'accoglienza del pubblico. Insieme allo Stato sono presenti numerosi mecenati che finanziano i restauri. I loro contributi rappresentano il 5% delle entrate. Anche la fondazione "Amici Americani di Versailles" ha recentemente donato 4 milioni di dollari (cioè i due terzi del costo totale) per il restauro del «boschetto delle tre fontane», inaugurato nel giugno 2004, e la società Vinci finanzia quello della « Galleria degli Specchi » per un totale di 12 milioni di euro. I lavori sono stati completati il 27 giugno 2007.
La reggia di Versailles, con il suo parco unico al mondo, è stata inserita nel 1979 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.