Stabiae

Stabiae è una antica città dell'Italia meridionale che sorgeva nei pressi dell'odierna Castellammare di Stabia, in una zona chiamata Varano a pochi passi dal comune di Gragnano. La città scomparve insieme a Pompei ed Ercolano durante l'eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79

Storia

Le origini

Fondata dai Sanniti, ed in seguito conquistati dagli Etruschi e poi dai Greci, che avevano nella vicina Cuma un rifugio sicuro, Stabiae si presentava come una città fortifica, ubicata su una collinetta oggi chiamata Varano, a picco sul mare ed alle spalle protetta dalla catena dei monti Lattari. La piccola città viveva principalmente di agricoltura e pastorizia, vista la fecondità della terra e di pesca, grazie la vicinanza al mare.

L'epoca romana

Nel 340 a.C. Stabiae viene conquistata dai romani e continua a svolgere il suo ruolo di città di campagna rifornendo le più grandi e importanti città di Pompei ed Ercolano. Nonostante attività di secondo piano, il suo prestigio aumenta sempre di più tanto che oltre al nucleo centrale si formano tante piccole comunità intorno alle sue mura, spesso fattorie: si parla di quello che viene definito "Ager Stabiano". Queste "ville rustiche" sorgono nelle odierne zone di Santa Maria la Carità, Sant'Antonio Abate, Gragnano e Casola di Napoli.

Molti giovani stabiani, Шаблон:Citazione necessaria, presero parte alla seconda guerra punica su una nave della flotta di Marcello.

Uno dei due eventi che cambierà la storia di questa cittadina è datato 89 a.C., anno in cui, durante le guerre sociali, Lucio Cornelio Silla conquistò e rase al suolo Stabiae. Шаблон:Citazione necessaria che Silla, non trovando alcun modo per poter entrare in città, si limitò ad aspettare fuori le mura tagliandole tutti i rifornimenti: la popolazione stremata si arrese.

Stabiae rinasce non più come una città fortificata bensì come un luogo di villeggiatura di ricchi patrizi romani. Sulla collina di Varano sorgono quindi tantissime ville, con reparti termali e affrescate con meravigliosi dipinti. Addirittura alcune ville, tra cui quella di Arianna, avevano un accesso privato alla spiggia mediante una serie di rampe e scale. Nel 62 vi fu un violento terremoto.

L'eruzione del Vesuvio

, morto a Stabiae durante l'eruzione del Vesuvio del 79]]

Alle 13, del 24 agosto del 79 un forte boato risuonò per tutto il golfo di Napoli: era iniziata l'eruzione del Vesuvio, una delle più catastrofiche della storia: oltre Pompei e Ercolano, anche Stabiae verra cancellata per sempre. L'eruzione provocò la caduta di alcuni tetti e seppellì le abitazioni sotto un fitta coltre di cenere, ma a differenza degli altri centri sono stati trovati pochissimi resti umani, molto probabilmente perché durante l'eruzione, le ville erano in fase di ristrutturazione a causa di un terremoto da poco verificatosi in zona.

Una vittima illustre è comunque da ricordare: si tratta di Plinio il Vecchio, che dopo aver visto l'esplosione da Capo Miseno si diresse verso Pompei per osservarla più da vicino. Con la sua flottà notò che era impossibile avvicinarsi a Pompei e fece rotta verso Stabiae: quì mori su una spiaggia per aver respirato esalazioni tossiche.

I Borbone

Grazie al forte impulso degli scavi di Pompei ed Ercolano, i Borbone decisero di esplorare la zona dell'antica Stabiae e di trovare trecce della antica città sepolta dall'eruzione. Fu cosi che nel 1749 fu scoperta Stabiae. I primi scavatori portarono alla luce i resti di alcuni ville, depredandole da oggetti prezioni, statue e dipinti, distruggendo quelli che invece non erano riusciti a prelevare. La campagna di scavi intrapresa dai Borboni fu interrotta numerose volte: prima nel 1762, poi nel 1774, fino al 1782, quando si decise di abbandonare Stabiae e trasferire tutti gli scavatori a Pompei, diventata estremamente importante. Tutto venne nuovamente sotterrato.

Dal 1950 ad oggi

Dal 1950 nuovo impulso fu dato agli scavi di Stabiae grazie al preside Libero D'Orsi, il quale appassionato di archeologia, riportò alla luce villa Arianna e San Marco. La sua fu una campagna di scavi, effettuata con criterio e tutti i reperti ritrovati furono raccolti nell'Antiquarium Stabiano, nei sotterranei della scuola media Stabiae, del quale era preside.

Dopo questa nuova fase di scavo, tutt'oggi le ricerche continuano, anche se molto a rilento. Nel 2006 è tornato alla luce il peristilio di Villa San Marco, oltre ad una nuova villa chiamata di Anteros ed Heraclo: durante i lavori di manutenzione del verde della collina di Varano si è verificato un crollò facendo affiorare un androne, con mura bianche, pavimentazione interamente scolpita e una cerniera di una porta. Sempre nell'ultimo periodo è stato ritrovato anche il primo scheletro umano di Stabiae.

Nel 2001 è stata creata una fondazione onlus italo-americana, la Restoring Ancient Stabiae (RAS) Foundation, di cui fa parte l'università americana del Maryland, che ha attentamente studiato il sito stabiano. La mission della Fondazione RAS è la creazione del Parco Archeologico di Stabiae Antica, con un antiquarium situato presso la Reggia di Quisisana di Castellammare di Stabia.

Scavi archeologici

Villa San Marco

di Villa San Marco]]

La Villa San Marco, situata sull'estremità orientale della collina di Varano, venne individuata dai Borboni nel 1749 ma scavata soltanto nel 1754 e dopo essere stata depredata di tutti gli oggetti più preziosi, nuovamente sotterrata. Fu soltanto nel 1950 che uno studioso locale, Libero D'Orsi, iniziò i primi lavori di scavo sistematici. L'ingresso alla villa avviene attualmente tramite una scalinata che immette nell'atrio, sul quale si aprono sia il larario che una serie di camere da letto (cubicula). Dall'angolo dell'atrio, parte un corridoio finestrato, dal quale, a sinistra si accede alla cucina, mentre al termine si incontra il quartiere termale, che comprendeva i tradizionali ambienti del frigidarium, tepidarium e calidarium, oltre ad una palestra. Da questa zona una scalinata conduceva alla base della collina e al mare. A sinistra si apre il peristilio inferiore, che circonda un giardino con platani (di cui sono visibili i calchi) con un'ampia piscina, la cui fontana di alimentazione doveva trovarsi nella zona non ancora scavata. Sul fondo del peristilio si trova un criptoportico con nicchie decorate a stucco e pittura, che chiude la piscina. Sul lato del giardinosi aprono alcune stanze (tra cui quella della "Fortuna"). Ambienti panoramici si aprono verso ovest, sul ciglio della collina, mentre salendo attraverso una rampa si supera un dislivello e si accede ad un secondo peristilio detto "spiraliforme" per la particolare decorazione a stucco delle colonne, che sembravano essere a spirale: oggi queste colonne sono in parte distruttutte a causa del terremoto del 1980. In questo peristilio si trova anche una meridiana. I mosaici che ornavano il ninfeo della villa, di cui il sito conserva solo le riproduzioni, sono conservati oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al Museo Condè di Chantilly, in Francia.

Villa Arianna

Villa Arianna, ubicata in prossimità della precedente, è la più antica tra le ville stabiane: venne infatti edificata a partire del II secolo a.C. ed era collegata al porto sottostante tramite un sistema di gallerie e rampe, recentemente rinvenuto. Scoperta dai Borboni, venne esplorata tra il 1754 e 1762, anche se fu riportata alla luce solo nel febbraio 1950 da Libero d'Orsi. Alla villa si accede dalla parte ovest, dove si trova l'inizio del grande peristilio (ancora quasi del tutto interrato), nel quale sono riconoscibili solo le basi delle colonne, visto che parte delle colonne furono distrutte dal terremoto del 1980. Tra gli altri ambienti si riconoscono, il triclinio estivo e una terrazza con pennacchi, collegate al sistema di scale precedentemente nominato. Gli ambienti scavati, sul ciglio della collina, comprendono diversi ambienti decorati da affreschi (candelabri, uccelli e figure umane). Un secondo triclinio conserva un quadro mitologico di Arianna abbandonata da Teseo sull'isola di Nasso, dal quale la villa prende il nome. Seguono la cucina, il quartiere termale, l'atrio tuscanico, e una serie di ambienti di servizio, con una scala in muratura che conduceva al piano superiore.

Secondo complesso

Il cosiddetto "Secondo complesso" si trova contiguo alla villa di Arianna, dalla quale è separato per mezzo di un piccolo vicus. Questo secondo edificio resta ancora in gran parte sepolto: sono visibili alcuni ambienti panoramici, parte di un peristilio e il quartiere termale.

Villa del Pastore

Villa del Pastore è una villa romana dell'antica Stabiae chiamata cosi per il ritrovamento di una statuetta di un pastore raffigurato con una pecora del suo gregge. La villa fu esplorata durante l'epoca borbonica ed in seguito nuovamente interrata. Oggi non è visitabile.

Reperti

Nel corso degli scavi archeologici voluti dai Borboni, una grande quantità di reperti, spesso anche pitture, vennero raccolti in quello che oggi è il Museo Archeologico di Napoli. Sfortunatamente alcune opere che gli esploratori borbonici non riuscirono a portare via, vennero vandalizzati con colpi di piccone.

La Primavera di Stabiae

La Primavera di Stabiae è uno dei più importanti dipinti di epoca romana meglio conservato, arrivato sino ai giorni nostri: attualmente è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Dipinto intorno al I secolo, l'affresco (38 cm di lunghezza per 22 di altezza) rappresenta la ninfa greca Flora, che per i romani rappresentava la dea della Primavera, girata di spalle, nel momento in cui si accinge a raccogliere un fiore: tutto questo viene visto come simbolo di purezza.

Il pastore

Il Pastore è una scultua marmorea di circa 60 cm di altezza, rinvenuta nella Villa del Pastore. Raffigura appunto un pastore il quale porta sulle sue spalle un capretto, mentre ad un braccio reca un cesto contenente pane ed uva e nella mano destra una lepre. Originariamente questa statua doveva essere colorata, in quanto sono visibili tracce di colore.

Il carro

Durante gli scavi presso Villa Arianna, nel 1981, in quelle che dovevano essere le stalle vennero ritrovati due carri agricoli. Dopo un lungo restauro oggi questi reperti sono esposti al Museo Nazionale di Napoli: si notano ancora tracce di metallo e ferro, oltre a quattro grosse ruote, molto più grandi del corpo centrale.

Galleria Fotografica

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Voci correlate

  • Castellammare di Stabia
  • Varano
  • Vesuvio
  • Libero D'Orsi
  • Plinio il Vecchio

Bibliografia

  • Ciro Cacciola et al. Rivivi la Città. Napoli, Progetto Impresa, 1996.
  • Antonio Ferrara. Castellammare di Stabia: guida breve agli scavi di Stabiae. Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi Editore.

Collegamenti esterni

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