Le Terme di Cluny sono le rovine dei bagni termali gallo-romani che si trovano nel cuore del V arrondissement di Parigi, e che sono in parte inglobate nel Musée national du Moyen Âge - Thermes et hôtel de Cluny.
Le attuali rovine delle terme costituiscono solo un terzo del massiccio complesso termale che si ritiene sia stato costruito verso l'inizio del III secolo. Lo spazio meglio conservato è il frigidarium, con elementi architettonici intatti, come volte, costole e mensole e frammenti di pittura murale decorativa originale e mosaici.
Le terme di Lutetia, dette terme di Cluny, furono costruite verso la fine del I secolo o all'inizio del II sulla riva sinistra della Senna, all'incrocio del cardo e del decumano di Lutetia. Si ritiene che il complesso termale sia stato costruito dalla potente confraternita dei battellieri della Lutetia del III secolo, dall'evidenza del fatto che le mensole su cui poggiano le costole a botte, siano fatte a forma di prua di nave. Come tutte le terme romane, anche queste erano aperte al pubblico e sono considerate, in parte, un mezzo di romanizzazione dell'antica Gallia. Dato che si trovavano sul lato sinistro della Senna, la Rive gauche e non erano protette dalle fortificazioni urbane, furono facile preda delle incursioni barbariche che apparentemente distrussero il complesso termale verso la fine del III secolo. Una prima probabile distruzione ci fu già con l'invasione dei Franchi e degli Alemanni nel 275.
Nel VI secolo, Venanzio Fortunato (530?-609), descrive le terme denominandole di arx celsa, (gran palazzo) come residenza del re Childeberto I, re di Parigi dal 511 al 558. La vedova, la regina Ultrogota, vi risiederà ugualmente con le figlie, come riportato nel De horto Ultrogothonis.
Ci furono probabilmente distruzioni durante i numerosi assedi e incendi dei Vichinghi, del 845, 856, 861 e del 885-886. Infine l'assedio d'Ottone II nel 978 che incendiò parte sud della città.
La descrizione delle terme di Jean d'Hauville (1150?-1200?) nel suo poema Architrenius (capitolo 8, De aula in montis vertice constituta), ci illustra il "palazzo dei re", la cui facciata, le corti, e le ali dell'edificio abbracciano nel loro sviluppo tutto il perimetro della montagna. Questa lunga sequenza di edifici presenta una infinità di sinuose ridotte sempre adatte a crimini segreti, misteriosi nascondigli complici del crimine, come salvare la vergogna a chi li commette. ·
Il palatium de Terminis era nel possesso di Simon de Poissy (Simonis de Pissiaco) nel marzo 1218, quando il re Filippo Augusto lo dà in possesso perpetuo al suo ciambellano, Henri le concierge (Henrico Consergio) in ricompensa dei suoi servizi. La proprietà che corrisponde alla Montagna di Santa Genoveffa e che comprende le terme è riunita alla città con la costruzione della cinta di Filippo Augusto, che utilizza comunque per la sua costruzione alcune parti delle terme.
Il palais des Thermes e le sue dipendenze sono acquistati nel 1340 da Pierre de Châtelus, abate di Cluny per il suo ordine. Gli abati di Cluny costruiscono il loro hôtel sulle terme e una parte delle sale è usata come un fienile. In seguito costruiscono l'hôtel de Cluny attuale tra il 1485 e il 1510.
La sala centrale, che era stata utilizzata come fienile nel 1456, fu occupata nel 1691 dalle scuderie e dalle rimesse delle diligenze per Chartres e Laval. Un affitta-carrozze vi si installa verso il 1750, poi un albergatore, e dai bottai Falaise e Garnier dal 1781.
Il complesso termale è ora parte di un sito archeologico ed è incluso nel Musée national du Moyen Age, e per questo motivo ospita strutture scolpite o mura ritrovate in varie occasioni a Parigi.
Lo spettacolare frigidarium è completamente incorporato nel museo e ospita il pilastro dei nauti. Anche se in parte modificati dai restauri e dal riuso nel corso dei secoli, diversi altri spazi del complesso termale sono incorporati nel museo, in particolare il e gymnasium che ora ospita la galleria con i Re di Francia e le sculpure provenienti da Notre Dame.
Il caldiarium e il tepidarium sono presenti, come rovine, dentro e accanto al museo.